Covid, l’allarme di Salmaso (Iss): «Il virus circola bellamente. E se trova l’occasione, attacca»
«Abbiamo avuto 250mila casi e ancora non sappiamo quale sia il rischio delle singole situazioni in cui siamo esposti al contagio. Ne sapremmo di più, se avessimo raccolto i dati in modo coordinato. Invece ancora oggi non esiste uno strumento tecnologico valido in tutto il Paese per registrare i dati dei casi e dei loro contatti». A fare il punto sul Covid, l’epidemiologa Stefania Salmaso, ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia e sorveglianza dell’Iss.
Covid, Salmaso: «Dovremmo essere più pronti ad agire»
«Rispetto ai primi mesi dell’epidemia, oggi dovremmo essere più pronti ad agire». Spiega in un’intervista a Repubblica. «Abbiamo una sanità federale, ma è troppo importante fare scelte e raccogliere dati in modo coordinato. In questi mesi abbiamo investito molto in macchinari per malati gravi e terapie intensive. Avremmo dovuto fare di più anche per i servizi di epidemiologia e prevenzione. Bastano un tablet con moduli di raccolta dati uguali per tutti e squadre di personale addestrato a condurre le interviste sui contatti dei positivi. Costano poco e sono utili per controllare la circolazione del virus e interrompere le catene di trasmissione».
L’incidenza delle vacanze
Devono preoccupare i numeri in crescita dei contagi di Covid nella scorsa settimana? «Era strano che l’Italia rimanesse con pochi casi», risponde Salmaso. «Siamo circondati da Paesi con numeri importanti». Colpa delle vacanze? «Il lockdown di marzo aveva congelato l’epidemia. Il virus circolava al Nord ed è rimasto abbastanza confinato lì. È stato un risultato importante. Oggi viaggi e vacanze rimescolano le carte. I contagi si stanno ridistribuendo fra Nord e Sud e fra Italia ed estero. Non facciamoci illusioni, il virus circola bellamente e se trova un’occasione per contagiare, non la perde certo».
Covid, Salmaso: meno grave sotto il profilo clinico
Per l’epidemiologa, comunque, «la situazione oggi è meno grave dal punto di vista clinico. Ma nulla esclude che possa tornare a peggiorare. La circolazione per focolai è un momento di transizione fra le fasi della pandemia. Non ci permette di stare tranquilli, ma non è grave come la circolazione che chiamiamo diffusa. Cioè, la situazione di marzo in molte aree del Nord, in cui il virus è riuscito a contagiare più di un quarto della popolazione».