Amatrice, l’ira del vescovo: «Non vogliamo morire di aiuti, ma vivere di risorse». Il dolore di Marsilio
Dalla messa per il quarto anniversario del terremoto di Amatrice si alza il duro j’accuse del vescovo di Rieti. «Da Amatrice può venire qualcosa di buono?: niente di buono visto che molti sono altrove e non torneranno. Niente di buono, visto che tutto l’Appennino non ha ‘smosso’ quanto da solo ha mobilitato il ponte di Genova». Lo ha denunciato con amarezza il vescovo Domenico Pompili. «Eppure – ha detto – esattamente come il Covid-19 ha creato una netta cesura tra quello che è stato e ciò che sarà dopo – anche il post-terremoto può segnare uno spartiacque per il nostro Paese. Un passaggio, appunto, tra una vecchia idea di ricostruzione e una nuova idea di rigenerazione. Perché la ricostruzione non basta se non si cura la qualità dei legami interpersonali, piuttosto che inseguire ciascuno gli interessi propri. Di sicuro, per tutto il Centro Italia l’investimento edilizio potrebbe rivelarsi una leva potente. Ma a essere privilegiata dovrà essere la relazione e non la speculazione, la fiducia e non il sospetto, se si vuole davvero rinascere».
Amatrice, il vescovo Pompili: «La ricostruzione non basta»
«La ricostruzione non basta – ha aggiunto – se non si stabilisce un rapporto nuovo con l’ambiente naturale e storico che parla, interroga, ispira…». Quindi la sferzata: «È tempo di rialzare gli occhi, senza sudditanza e senza arroganza. Non vogliamo morire di aiuti. Vogliamo semmai vivere di risorse. Le nostre, in particolare: l’acqua, quella che disseta Roma. L’aria ancor più rarefatta e pura ai tempi del virus; la terra, una sterminata possibilità di vita».
Mattarella: «La ricostruzione è incompiuta»
Tanti i messaggi per le ricordare le vittime. E non mancano le polemiche per i ritardi nella ricostruzione. «Il pensiero che si rinnova va, anzitutto, alle vittime e ai loro familiari», ha scritto in un messaggio Sergio Mattarella. «E ai tanti che hanno perduto casa o lavoro – e spesso entrambi – in quella notte drammatica. Nonostante tanti sforzi impegnativi, l’opera di ricostruzione dei paesi distrutti è incompiuta e procede con fatica, tra molte difficoltà anche di natura burocratica». E ancora: «Nello spirito di solidarietà, fondamento della nostra Costituzione, la Repubblica deve considerare prioritaria la sorte dei concittadini più sfortunati colpiti da calamità naturali, recuperando, a tutti i livelli, determinazione ed efficienza».
Marsilio e Cicchetti: «Un dolore che non dimentichiamo»
Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo ha scritto su Instagram: «Un dolore che noi abruzzesi conosciamo bene. Un dolore che non dimentichiamo, cari fratelli di Amatrice».
E con una nota arriva anche il messaggio del sindaco di Rieti Antonio Cicchetti. «Il tempo che scorre veloce e inesorabile non cancella il ricordo di quella che fu una Città viva e vitale, di grande tradizione culturale, commerciale, ambientale e turistica. Il sisma che ha spazzato via Amatrice e Accumoli, ormai quattro anni fa. Seminando un’enorme scia di morte, rimane una ferita indelebile per tutte le nostre comunità, della provincia di Rieti e più in generale del Centro Italia. Il dolore per quanto accaduto – prosegue – si acuisce osservando, anno dopo anno, gli inaccettabili ritardi della ricostruzione che, ancora oggi, impediscono a tante famiglie di poter tornare a vivere nei borghi dell’Appenino e ad un’intera area del Paese di immaginare un rilancio economico, sociale ed occupazionale. Amatrice e i suoi caduti impongono profondo rispetto e massima serietà».