60 anni fa le Olimpiadi di Roma. Una data che segnò il riscatto di una nazione

25 Ago 2020 16:17 - di Redazione

Sono passati sessant’anni da quell’indimenticabile pomeriggio del 25 agosto del 1960, entrato nella storia non solo dello sport italiano, ma di tutto il Paese. Le Olimpiadi di Roma si aprivano ufficialmente alle 17.46. Qull’edizione, ancora oggi, è ritenuta tra le più affascinanti e coinvolgenti nella storia dei Giochi olimpici.

L’Italia, reduce dall’organizzazione nel 1956 dei VII Giochi invernali di Cortina d’Ampezzo, si ritrovava ancora una volta con i riflettori del mondo puntati per un evento unico ed irripetibile. Così, in un articolo pubblicato sul sito del Coni, viene ricordata quella giornata memorabile. Una sorta di riscatto, dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, una lenta e difficoltosa ricostruzione e quella diffidenza internazionale, nei confronti di un Paese fino a quindici anni prima fascista.

Senza le Olimpiadi Roma non sarebbe così

Lo sport ebbe un ruolo fondamentale per riconquistare la fiducia degli ambienti internazionali. Grazie all’assgnazione nel 1955 delle Olimpiadi, Roma ebbe modo di rivoluzionare il suo assetto urbanistico. La città fu dotata di infrastrutture ed impianti che ne disegnarono per anni il tessuto urbanistico, ancor oggi riconoscibile. Merito del genio architettonico e ingegneristico di figure di primo piano come Enrico Del Debbio, Annibale Vitellozzi, Pier Luigi e Antonio Nervi, Vittorio Cafiero, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti, solo per citarne alcuni.

Quel giorno la città era in fervida attesa, mentre l’adrenalina degli organizzatori saliva a poco a poco. C’erano gli ultimi dettagli da sistemare, ma soprattutto c’era l’emozione di una citta’ che, in rappresentanza di un intero Paese, aveva investito tutta se stessa nell’Olimpiade. All’Olimpiade romana presero parte 5.338 atleti, di cui 611 donne, in rappresentanza di 83 nazioni.

Olimpiadi di Roma, un’edizione irripetibile

Tra il tripudio dei 65000 spettatori, l’Italia, guidata dal campionissimo della scherma, Edoardo Mangiarotti, fece il suo ingresso. Gli atleti con giacca azzurra e pantaloni bianchi sfilarono tra gli applausi del pubblico, ancora. Come da cerimoniale, Giulio Andreotti e Avery Brundage tennero i discorsi introduttivi. Infine, il presidente Gronchi  proclamò l’apertura dei Giochi.

I discorsi di Andreotti, Gronchi e Consolini

Venne issato il vessillo olimpico e il 43enne discobolo Adolfo Consolini – oro a Londra nel 1948 ed argento ad Helsinki nel 1952 – pronunciò il giuramento degli atleti. Contemporaneamnte, spiccarono il volo 5000 colombe bianche. In quello stesso momento, gli altoparlanti diffusero il suono di tutte le campane di Roma. Infine, il momento più emozionante della cerimonia. L’arrivo della fiamma olimpica. L’ultimo tedoforo non fu un campione affermato, ma Giancarlo Peris, un ragazzo di Civitavecchia che aveva vinto i campionati provinciali di corsa campestre sui 1000 metri. Un’immagine che rappresentò come la ricostruzione dello sport italiano fosse partita dal basso. Quella sorta di staffetta tra il veterano Consolini e il giovane Peris, raffigurò simbolicamente storia e futuro dello sport per celebrare il presente. Quello di un’Olimpiade indimenticabile.

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