Travaglio rinnega Montanelli: passi pure per i 5Stelle, ma non per la “Stella a cinque punte”

9 Lug 2020 19:04 - di Mario Landolfi
Montanelli

Citofonare impossibilmente a Indro Montanelli per chiedergli conferma se in uno dei giornali da lui diretti abbia mai lavorato Marco Travaglio, che così sostiene da sempre. Chi scrive, ovviamente, non ne ha mai dubitato. Almeno finora. Ma la lettura sul Fatto Quotidiano della plumbea prosa di tal Alessandro Robecchi, giornalista e autore tv, un vacillamento l’ha provocato. Tanto livore partigiano, culminato nella rievocazione dello «schioppo» per i soliti fascisti, individuati per l’occasione nei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, non è specialità in uso a chi va fregiandosi dell’ambito titolo di giornalista montanelliano. Come Travaglio, appunto, che è pur sempre il direttore che quell’articolo ha avallato.

L’articolo del Fatto contro FdI ricorda gli Anni di piombo

Avesse pensato al grande Indro prima di apporvi il proprio imprimatur, si sarebbe accorto che la prosa di Robecchi somigliava maledettamente a quella che negli anni ’70 propiziò la gambizzazione del suo idolo e favorì l’omertoso silenzio dopo l’attentato. Già, il “progetto Piazzale Loreto” non è originale e gente come Robecchi lo sogna di volta in volta per il nemico di turno. Fu così anche per Montanelli: aveva la colpa di non rinnegare il suo passato fascista, di disprezzare il conformismo degli antifascisti – soprattutto di quelli pasciuti nel deprecato Ventennio al grido di «viva il Duce» – e di aver fondato un quotidiano tutto suo quando il Corriere della Sera cadde in mani “cosacche”. Insomma, un hombre vertical, nemico giurato di opportunisti e segretari dell’opinione dominante.

È la stessa prosa che preparò la gambizzazione di Montanelli

Fatale che uno come Travaglio ne restasse abbagliato. E che tentasse di emularlo finché ha potuto, cioè fino a quando il gusto per la politica non lo ha convinto a trasformare il Fatto nell’house organ dei grillini al governo. Una metamorfosi degna di Ovidio. Ma, si sa, il ruolo di difensore d’ufficio di Palazzo Chigi ha le sue incombenze e le sue convenienze. Almeno finché dura. Per questo Travaglio ha sterzato a sinistra intestandosi l’obiettivo dell’alleanza organica con il Pd. Fiato dunque ai tromboni dell’antifascismo stile Anni di piombo. Legittimo, ci mancherebbe. Ma stia attento: articoli alla Robecchi, più che giovare ai Cinquestelle, possono solo rievocare la Stella a cinque punte.

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