Pensioni, preparano in silenzio la Fornero-bis. E Librandi: «Giusto, bisogna lavorare più a lungo»

30 Lug 2020 9:22 - di Roberto Mariotti
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Il gioco delle parti per arrivare al traguardo. Che è la trappola delle pensioni. La prima a preparare la strada è la Fornero. Da settimane, in difesa della sua legge, continua a reclamare una politica di lacrime e sangue. Poi c’è la strategia del governo. Diffonde dati allarmistici per disegnare un quadro dalle tinte fosche. E con questa scusa mettere mano alle pensioni.

Pensioni, i dati diffusi dal governo per sondare il terreno

A spiegarlo, alcuni giorni fa, era stato l’ex sottosegretario Alberto Brambilla. «Questo governo sta buttando miliardi e miliardi nel più improduttivo assistenzialismo», aveva detto. «Per questo lascia che circolino delle vere e proprie fake news sui conti dell’Inps, come quella secondo cui durante il Covid il numero dei pensionati avrebbe superato quello dei lavoratori». La strategia è chiara: la confusione tra spesa previdenziale e spesa assistenziale non nasconde solo la volontà del governo di mascherare la vera natura dei propri provvedimenti. Sullo sfondo, infatti, c’è qualcosa che è perfino peggio: una riforma delle pensioni che sarà «una Fornero bis ancora più dura».

Librandi: stop a una linea dannosa per le finanze

La conferma arriva dalle parole di Gianfranco Librandi. L’esponente renziano fa il furbo: dà una piccola stoccata al governo (riecco il gioco delle parti), per poi rimettere al centro della discussione il nodo delle pensioni. «Si apprende dalla stampa che la Ministra del Lavoro Catalfo abbia confermato Quota 100 fino al 2021 e che il Governo punti a una riforma nel 2022 per evitare gli scaglioni collegati alla fine della misura». dice. «Se il buongiorno si vede dal mattino, prevedo maltempo sul tema pensioni. Nonostante i risultati disastrosi e la bocciatura della Corte dei Conti, si continua a insistere su una linea dannosa per le finanze e per il futuro del Paese».

«La riforma delle pensioni è un nodo cruciale»

Poi Librandi aggiunge: «La riforma delle pensioni è un nodo cruciale per l’Italia. La riproposizione di un modello rivisto o ridotto di Quota 100 sarebbe l’ennesimo errore. Ciò che serve è in primo luogo una riflessione seria sui lavori usuranti. Successivamente, bisogna cambiare paradigma. Oggi si vive molto di più e si invecchia più tardi. L’obiettivo deve essere lavorare meno ore a settimana ma per più a lungo, non andare in pensione a 62 anni. Inoltre, la riduzione dell’orario di lavoro avrebbe effetti benefici sul bilanciamento tra lavoro e vita privata, sul benessere, sulla natalità e sui consumi», conclude.

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