I beni italiani saccheggiati dalle truppe comuniste di Tito: una vicenda che non va chiusa col silenzio

13 Lug 2020 18:37 - di Fabio Silvestri
Tito

Parlare di patria, nel 2020, potrebbe sembrare anacronistico, soprattutto perchè si rischierebbe di essere tacciati di populismo ed antieuropeismo, ma alla luce dell’incontro del nostro Presidente della Repubblica con l’omologo sloveno, qualche riflessione credo sia inevitabile. Il riconoscimento dell’eccidio delle foibe, tanto osteggiato da certa sinistra, non da tutti ad onor del vero, è il segno tangibile che per alcuni decenni, la storia, i giornali, la politica , hanno nascosto o, addirittura negato, fatti di una gravità e ferocia con pochi uguali, nelle pur cruente guerre del ventesimo secolo.

Ci sarebbe da chiedersi il perché, soprattutto se, nello stesso periodo, Hitler si macchiava di crimini altrettanto violenti e giustamente condannati dalla storia. Allora sorge un dubbio, che, alla luce di quanto accade ai giorni nostri, sembra avere , con le dovute differenziazioni, una matrice comune. Quello che accade da una parte ha sempre una motivazione, una giustificazione, una sua verità, ciò che si verifica sull’altra sponda ( politica ), è da condannare a prescindere.

Ecco che le nefandezze della magistratura sono quasi necessarie, se colpiscono uno schieramento, cosi  come la violenza dei giovanotti dei centri sociali, pare quasi come inevitabile per un corretto uso della Democrazia. Allo stesso modo , le navi delle Ong trattenute al largo un anno fa, facevano scattare l’imputazione di sequestro di persona per un Ministro nell’esercizio della sua funzione, oggi viene derubricata. In legittima applicazione delle norme, con tanto di verifica amministrativa sul rispetto delle regole cui  sono sottoposte queste imbarcazioni.

Ritornando al tema principale, se giustamente viene restituita la Casa del popolo agli sloveni, perché le terre, le case, ma soprattutto gli averi non sono mai stati restituiti agli esuli dalmati o istriani? Il magazzino 18 del porto di Trieste è stato per decenni il deposito di tutto quello che poteva avere un valore affettivo, ma mai il deposito dei beni italiani saccheggiati, rubati e sottratti dalle truppe del Maresciallo Tito . Da qui nasce, a parer mio, la necessità di rimuovere le scorie di una storia che ormai non serve più a nessuno stravolgere, sicuramente non ai vinti, ma credo neanche  ai vincitori o pseudo tali.

Costruire palazzi su menzogne e falsità , non porta da nessuna parte, cosi come applicare le leggi secondo i fruitori. Non esistono tante verità, ma una sola, che deve prescindere dai colori, dagli schieramenti, dalle convenienze. Il Presidente Mattarella a Basovizza ha portato il messaggio del  Popolo italiano , non di una parte di esso , è giunto il momento che tutti se ne rendano conto, non ci può  essere Europa per l’Italia, se il suo popolo è diviso nei valori.

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