Fratellini uccisi, sgomento della folla al funerale. Strazio sulle note di Vasco: “Un senso”
«Ciao nanetti, non riesco ancora a realizzare che non potrò più vedervi, abbracciarvi, sentire la vostra voce che chiama “mamma”. Vi abbraccio e vi dico che andrà tutto bene, nonostante il male che vi è stato inferto». È un passaggio della lunga lettera dedicata a Elena e Diego che mamma Daniela ha fatto leggere ad un’amica di famiglia al termine dei funerali a Gessate. «Sono stata fortunata ad essere la vostra mamma» e «chiedo a tutti di ricordarvi sorridendo non nelle lacrime, avrebbero preferito così. So che da ora in poi sarete al mio fianco, il vostro sorriso mi terrà compagnia nei momenti di paura».
Nel campo da calcio all’interno del centro sportivo di Gessate, in provincia di Milano, piattini di plastica bianca disposti in orizzontale segnano i posti. «Ciao Diego» è lo striscione con la foto del dodicenne mentre gioca a calcio con la maglia rosso-bianca della Asf Cambiaghese. Due bare bianche attraversano il campo. La commozione e le lacrime non si fermano. E quando dall’altoparlante esce la canzone di Vasco Rossi, «Un senso», una vibrazione scuote la folla. Il campo sportivo fatica a contenere la folla delle almeno mille e duecento persone, (conteggio della la Protezione civile) giunte a salutare Elena e Diego.
La tragedia
“Trovare un senso a questa vita che un senso non ce l’ha”, recitano le note del celebre brano di Vasco Rossi. Non si riuscirà mai a trovare un senso a queste due vite strappate. Un mese fa, Daniela, la mamma, aveva contattato un avvocato per accompagnare la separazione. Nonostante le rassicurazioni, Bressi, il padre, era convinto che con il divorzio non avrebbe mai più rivisto i figli. Di qui il progetto folle, omicida: strangolare i figli a mani nude, l’orrore. Nonostante tanta folla c’era uno strano silenzio sul campo, un gelo. Erano presenti i carabinieri che sorvegliano le misure di sicurezz. Gli alpini passavano a donare acqua agli anziani. Molti con discrezione monitorano la mamma Daniela. Commovente l’immagine dei ragazzi esordienti della Cambiaghese, la squadra dove giocava Diego. So sono collocati accanto alle bare, come in formazione. Dappertutto campeggiavano le fotografie dei gemelli insieme, da soli, non quelle drammatiche finite sui giornali. E poi palloncini bianchi, striscioni, e i compagni di classe accompagnati da papà, mamme e nonni. No, un senso questa vita davvero non ce l’ha.