Fontana va all’attacco: «Sono indagato per avere messo i soldi di tasca mia»
Attilio Fontana non ci sta a finire nel tritacarne mediatico. ”Questa storia è pazzesca. Ma qual è il reato? Di solito le persone finiscono indagate perché prendono dei soldi illecitamente. Io invece rischio di passare alla storia come il primo politico che viene indagato perché i soldi ha cercato di versarli. Così il governatore della Lombardia alla Stampa sull’inchiesta relativa alla fornitura di camici alla Regione da parte del cognato e che lo vede indagato e ora al centro delle attenzioni per l’ordine di versamento da 250 mila euro poi revocato diretto da un suo conto in Svizzera intestato a una fiduciaria italiana al cognato.
Fontana sulla fornitura dei camici
”Certo, quando è saltata fuori questa storia e ho visto che mio cognato faceva questa donazione, ho voluto partecipare anch’ io. Fare anch’ io una donazione. Mi sembrava il dovere di ogni lombardo. Non c’è niente di illecito in quel conto, sono capitali denunciati e scudati, un eredità di mia madre. Non vedo di cosa dovrei vergognarmi”. Fontana sottolinea che nella procedura per la fornitura dei camici ”non sono mai intervenuto in alcun modo. Io della fornitura non sapevo niente. L’ho saputo solo quando mio cognato ha deciso di fare la donazione. Allora diciamo anche che ormai in questo Paese la democrazia per alcuni è stata sospesa. Anzi, non esiste più’. Torno a ripetere: ma qual è il reato? È vero, mi sono sentito responsabile per mio cognato. Quei soldi li consideravo una donazione a mio modo”.
“La Regione Lombardia non ha speso un euro”
E il governatore sottolinea che ”alla fine la Regione da mio cognato i camici li ha avuti gratis e l’unico reato che vedo veramente è una palese violazione del segreto istruttorio e per questo probabilmente mi rivolgerò ai magistrati di Brescia. Ogni democratico dovrebbe indignarsi per quello che mi sta succedendo ma lo so, tanto è inutile, le regole ormai sono saltate”.