Fontana: sapevo che l’azienda di mio cognato si era offerta di fornire camici
Attilio Fontana sapeva che la società della moglie e del cognato si era candidata a fornire materiale per l’emergenza Coronavirus. Ed è venuto a conoscenza, poi, che la stessa azienda, cioè la Dama srl, era stata coinvolta dall’assessorato competente della Regione Lombardia di cui Fontana è governatore.
Lo ha confermato lo stesso Fontana intervenendo al Consiglio regionale della Lombardia dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati per la fornitura di camici da parte dell’azienda del cognato, la Dama Spa, su cui ha denunciato ”un’informazione faziosa”.
“Sapevo che Dama si era dichiarata disponibile a rendersi utile nella situazione di emergenza – ha detto Fontana. – L’assessore Cattaneo ha interpellato Dama e altri imprenditori che si erano resi disponibili. E queste cinque aziende sono state tutte coinvolte”.
La Dama srl “lo aveva già fatto in precedenti occasioni. Ed anche la fornitura dei camici rientrava, per me, nell’ambito della predetta disponibilità”.
”Tutte e cinque queste aziende hanno visto acquistate le loro merci con quantità e costi differenti”, con operazioni “autorizzate dalla procedura semplificata” del governo, ha chiarito Fontana.
Fontana ha spiegato poi che ”solo il 12 maggio scorso sono stato informato che la fornitura di camici da parte della Dama Spa era a titolo oneroso. Sono tuttora convinto che il negozio sia del tutto corretto. Ma, perché il male è negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al compenso per evitare strumentalizzazioni”.
Ora ”la magistratura sta lavorando, ipotizzando una diversa ricostruzione del mio coinvolgimento nei fatti”, ha aggiunto Fontana.
”Io ho voluto alleviare l’onere dell’operazione, partecipando personalmente alla copertura di parte del mancato introito. – spiega Fontana. – E’ stata una decisione spontanea. Con il mio legame avevo solo arrecato svantaggio ad un’azienda legata alla mia famiglia”,
“Io però non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei famigliari. Il mio coinvolgimento – ha puntualizzato il governatore leghista – è stato quello illustrato. E Regione Lombardia non ha speso un euro per la fornitura di 50mila camici”.
Fontana ha sottolineato che quella della fornitura di camici dall’azienda del cognato è una vicenda “molto semplice ed oso dire banale”, divulgata “dalla più faziosa informazione con il refrain, ripetuto all’inverosimile: ‘Dama, l’azienda del cognato del presidente Fontana, cui partecipa al 10% sua moglie Roberta‘”.
Ora “se ne sta interessando la magistratura, che sembrava voler cercare un mio ‘ruolo attivo’ nella fornitura di quei camici. E da pochi giorni ho appreso che mi attribuisce un ruolo nella cosiddetta trasformazione della fornitura da onerosa a gratuita“.
“Dei rapporti negoziali Aria-Dama nulla ho saputo fino al 12 maggio scorso, data in cui mi si riferiva che era stata concordata una rilevante fornitura di camici a titolo oneroso. Sono tuttora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto”.
Il presidente della Regione Lombardia ha poi però chiesto “a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni e di considerare quel mancato introito come un ulteriore gesto di generosità“.