Dl semplificazioni, il libro dei sogni di Conte. La Meloni: «Una farsa. Il testo non è definitivo»
L’impressione è quella di trovarsi su Scherzi a parte. Conte annuncia il rilancio, presenta il “decreto semplificazioni” come il «trampolino da cui far ripartire l’Italia», ma poi si scopre che il Consiglio dei ministri lo ha approvato con la formula “salvo intese“. Tradotto dal burocratese, significa che il testo presentato ai giornalisti non è quello definitivo. E così quella che il premier ha annunciato come la «madre di tutte le riforme» sembra essersi arenata prima di salpare. Conte, ovviamente, nega tutto aggiungendo che sminerà il testo del provvedimento dalle incongruenze tecniche rilevate senza per questo tardarne la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Sia come sia, il decreto è ancora nel solco della propaganda tracciato da Palazzo Chigi con la convocazione dei cosiddetti Stati Generali dell’economia. Il testo ne sarebbe infatti il frutto dopo travagliata gestazione nella maggioranza.
Il testo approvato con la formula “salvo intese”
Il tutto a dispetto delle stime di della Commissione Ue sulla crescita dell’Eurozona. Le notizie per l’Italia, infatti, sono pessime con un crollo del Pil nel 2020 valutato nell’ordine dell’11,2 per cento. Dal canto suo, l’Ocse che il tasso della disoccupazione tornerà ad impennarsi raggiungendo quota 12,4 per cento. E non è finita: c’è anche l’Istat. Secondo l’Istituto di statistica il 38 per cento delle nostre imprese è a rischio fallimento. Di fronte a questi numeri apocalittici, Conte ha parlato come se fosse il premier di un’altra nazione. «Questo provvedimento – ha detto – rappresenta la base per il nostro Recovery Plan, per il nostro rilancio.
Conte ignora le previsioni della Ue sull’Italia
Il premier, che ha anche detto di aver individuato «130 grandi opere strategiche», illustrerà le misure adottate ai partner Ue in vista del Consiglio europeo di metà luglio. Soprattutto, cercherà di magnificare la norma sugli “appalti veloci“. Niente più gara per le commesse sotto i 150mila euro, ma affidamenti diretti alle ditte. Se l’avesse fatto il centrodestra, quelli che ora governano sarebbero scesi in piazza. Sul fronte delle razioni politiche, durissima la presa di posizione di Giorgia Meloni. «Dal governo e da Conte – ha attaccato la leader di FdI – l’ennesima conferenza stampa fiume per presentare un testo che ancora non c’è. L’unica certezza è che il testo supererà le cento pagine. La farsa – ha concluso – continua…».