Da professionista dell’antimafia ad antifascista di mestiere. Orlando: «Mai accanto a Samonà»

15 Lug 2020 14:41 - di Marzio Dalla Casta
Orlando

Ci toccava pure vedere Leoluca Orlando Cascio distribuire patenti di legittimità democratica. Né lui né qualcuno della sua giunta – ha tenuto a far sapere il sindaco – «siederà mai accanto» ad Alberto Samonà, nominato da Nello Musumeci assessore regionale alla Cultura. La motivazione è di quelle che non ammettono repliche: Samonà «non ha mai chiesto scusa per le sue posizioni su fascismo e nazismo». Ragion per cui – ha sentenziato – «è incompatibile con la nostra visione del mondo». In verità, tutto pensavamo di Orlando Cascio tranne che possedesse una visione del mondo tutta sua. Certamente ne ha una del potere. Non esitò a sbandierarla negli anni ruggenti dell’antimafia di professione, di cui resta il più arrugginito ferrivecchi in circolazione.

«L’assessore di Musumeci è fascista»

Lo ricordiamo ancora all’attacco di Giovanni Falcone, “reo” di non aver sfanculato l’allora guardasigilli Martelli che lo aveva chiamato a Roma a dirigere gli Affari Penali del ministero. Lo accusò, in combutta con altri antimafiosi di mestiere, di essersi venduto al “nemico“, di tenere sotto chiave i fascicoli sulle “indagini eccellenti” e persino di aver organizzato una messinscena sulla spiaggia dell’Addaura, laddove invece la mafia aveva farlo deciso di farlo saltare in aria insieme alla collega svizzera Carla Del Ponte. Un vero e proprio linciaggio morale, salvo poi piangere «l’amico Giovanni» quando, in quel di Capaci, l’attentatuni di Totò Riina riuscì.

È Orlando a dover chiedere scusa per come accusò Falcone

Siamo la nazione dalla memoria corta e perciò particolarmente esposta al ribaltamento della verità. Ma c’è un limite al tutto, soprattutto al ridicolo. Ed è assolutamente ridicolo che un signore come Orlando Cascio, con questo po’ po’ di macigno sullo stomaco, pretenda da altri di chiedere scusa. Per giunta da un intellettuale come Samonà, che nella sua vita ha frequentato più libri che persone. Cominci lei, signor sindaco, a chiedere scusa. Già, chissà perché, ma siamo convinti che Samonà abbia più motivi di lei a non volerla accanto.

 

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