Corona, cena con schiamazzi ai domiciliari. Arrivano i carabinieri. Il legale: becero moralismo
Nessuna violazione del regime di detenzione domiciliare, quanto piuttosto un “accanimento” contro Fabrizio Corona perché “quando si tratta di lui, è tutto di massima gravità”. Ivano Chiesa, l’avvocato dell’ex re dei paparazzi, è furioso per la notizia trapelata oggi sui giornali della cena organizzata ieri sera dal suo assistito nel proprio appartamento con cinque amici e terminata con una pattuglia dei carabinieri sotto casa chiamata da un vicino stufo degli “schiamazzi”. I militari hanno identificato le persone presenti, amici di Corona e tutti incensurati, e sono andati via.
Il legale: non ha violato il regime dei domiciliari
Il suo legale spiega però che gli unici divieti che “Fabrizio” deve rispettare sono quelli di non uscire di casa e di non incontrare pregiudicati, mentre per il resto “può fare quello che vuole”. Il problema, secondo Chiesa, è piuttosto che i militari siano intervenuti per degli schiamazzi notturni (“Siamo in estate, quanti casi di schiamazzi ci sono? E i carabinieri intervengono ogni volta?”) e il fatto che la notizia, che doveva essere “riservata”, sia uscita sulla stampa.
Contro di lui il moralismo più becero
“Capisco che Corona faccia sempre notizia – continua l’avvocato – ma se gli rompono i c… in questo modo, prima o poi andrà fuori di testa. Forse vogliono proprio che ritorni quello di prima. Solo io so quanta fatica ho fatto per farlo cambiare, ho fatto più fatica che con i capi mafia. Ora sta rispettando la detenzione domiciliare alla perfezione, non è mai stato trovato una volta fuori. E’ un uomo che sta cercando di riprendersi la sua vita”. Per il difensore del 46enne, Corona è ormai “emblematico di un modo di pensare”: “Contro di lui si sta scatenando il moralismo più becero. Quando ci libereremo del politically correct che ci rovina la vita, torneremo liberi”.
L’Avv. di Corona fa finta di non conoscere il secondo comma dell’art. 284 del vigente codice di procedura penale in argomento arresti domiciliari: “Quando è necessario il giudice impone limiti o divieti alla facoltà dell’imputato di comunicare con persone diverse di quelle che con lui coabitano e che lo assistono.” Sarebbe strano che nell’ordinanza della concessione dei domiciliari non vi siano tali limiti e/o prescrizioni.