Corona, cena con schiamazzi ai domiciliari. Arrivano i carabinieri. Il legale: becero moralismo

12 Lug 2020 18:47 - di Redazione
Fabrizio Corona

Nessuna violazione del regime di detenzione domiciliare, quanto piuttosto un “accanimento” contro Fabrizio Corona perché “quando si tratta di lui, è tutto di massima gravità”. Ivano Chiesa, l’avvocato dell’ex re dei paparazzi, è furioso per la notizia trapelata oggi sui giornali della cena organizzata ieri sera dal suo assistito nel proprio appartamento con cinque amici e terminata con una pattuglia dei carabinieri sotto casa chiamata da un vicino stufo degli “schiamazzi”. I militari hanno identificato le persone presenti, amici di Corona e tutti incensurati, e sono andati via.

Il legale: non ha violato il regime dei domiciliari

Il suo legale spiega però che gli unici divieti che “Fabrizio” deve rispettare sono quelli di non uscire di casa e di non incontrare pregiudicati, mentre per il resto “può fare quello che vuole”. Il problema, secondo Chiesa, è piuttosto che i militari siano intervenuti per degli schiamazzi notturni (“Siamo in estate, quanti casi di schiamazzi ci sono? E i carabinieri intervengono ogni volta?”) e il fatto che la notizia, che doveva essere “riservata”, sia uscita sulla stampa.

Contro di lui il moralismo più becero

“Capisco che Corona faccia sempre notizia – continua l’avvocato – ma se gli rompono i c… in questo modo, prima o poi andrà fuori di testa. Forse vogliono proprio che ritorni quello di prima. Solo io so quanta fatica ho fatto per farlo cambiare, ho fatto più fatica che con i capi mafia. Ora sta rispettando la detenzione domiciliare alla perfezione, non è mai stato trovato una volta fuori. E’ un uomo che sta cercando di riprendersi la sua vita”. Per il difensore del 46enne, Corona è ormai “emblematico di un modo di pensare”: “Contro di lui si sta scatenando il moralismo più becero. Quando ci libereremo del politically correct che ci rovina la vita, torneremo liberi”.

Commenti

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  • Gregorio TINO 13 Luglio 2020

    L’Avv. di Corona fa finta di non conoscere il secondo comma dell’art. 284 del vigente codice di procedura penale in argomento arresti domiciliari: “Quando è necessario il giudice impone limiti o divieti alla facoltà dell’imputato di comunicare con persone diverse di quelle che con lui coabitano e che lo assistono.” Sarebbe strano che nell’ordinanza della concessione dei domiciliari non vi siano tali limiti e/o prescrizioni.