Ustica, l’ex-pilota e perito Franco Bonazzi: la tesi del missile? Una fake news
“Nessun riscontro di aerei, anche i periti del giudice lo hanno escluso. La strage di Ustica fu causata da una bomba a bordo”.
Ottantasette anni, ex-pilota collaudatore in Aeronautica Militare e, poi, in Aermacchi, primo a volare sugli F104, Franco Bonazzi, autore del libro uscito un anno fa “Ustica, i fatti e le fake news” e scritto assieme allo storico Francesco Farinelli, si è occupato della strage di Ustica fin dagli anni ’80.
E ha portato, poi, la sua lunga esperienza nel Collegio dei consulenti tecnici della difesa nel processo penale sulla strage di Ustica davanti alla Corte d’Assise di Roma.
“Non c’è alcun elemento che provi la presenza di un aereo in un raggio di 100 chilometri e ancor meno in prossimità del Dc9 Itavia caduto ad Ustica il 27 giugno 1980 – spiega Bonazzi. – Sono gli stessi periti del giudice Priore a scrivere, chiaramente, che non c’è alcuna evidenza che ci siano aeroplani né l’esistenza di una battaglia aerea”.
Bonazzi contesta radicalmente tanto la tesi del missile quanto l’esistenza di una battaglia aerea nei cieli di Ustica il giorno della strage.
Nel suo libro, frutto di ricerche tecniche molto approfondite, sono soprattutto i dati e i numeri a parlare.
“Il mio libro è uscito un anno fa. Ma l’avevo in mente da molto tempo, partendo dal lavoro che avevo fatto di consulente tecnico della difesa nel corso del processo penale sulla strage di Ustica”, ricostruisce Bonazzi.
L’inchiesta è stata molto lunga per vari motivi. Intanto perché mancava il relitto.
Solo dopo dodici anni gli inquirenti hanno avuto un aereo quasi completo sul quale lavorare.
Nel frattempo sul disastro di Ustica si erano affastellate e stratificate moltissime supposizioni. Che si sono via via gonfiate. “E sono state poi utilizzate soprattutto a livello mediatico. Per alimentare la tesi del missile. Una tesi senza alcuna prova”, accusa l’ex-pilota degli F104.
A che conclusioni è giunto con il suo libro?
“Devo fare una premessa. Noi abbiamo voluto esaminare le cause dell’incidente. Non siamo entrati nella ricerca dei responsabili.Non era il nostro compito. E non avevamo neanche le informazioni da questo punto di vista. Detto questo. Per determinare le responsabilità è necessario conoscere le cause”.
”Ciò che abbiamo verificato è che non c’è alcun elemento che provi la presenza di alcun aereo né in prossimità del Dc9 né in un raggio di 100 chilometri. Lo dicono gli stessi periti del giudice Priore”, ricorda Bonazzi.
”D’altra parte – aggiunge – va escluso anche che possa essere stato lanciato un missile da una distanza superiore ai 100 chilometri”
“Ma c’è un altro aspetto che esclude qualsiasi possibilità di un missile – aggiunge Bonazzi. – E’ stato recuperato l’85% dell’aereo, c’è chi dice il 95%. Resta il fatto che sul materiale recuperato non c’è un solo segno delle schegge di missile. Quindi il Dc9 Itavia avrebbe dovuto essere stato colpito da un missile che non lascia segni. Pura fantasia”.
“Un missile che colpisce un aereo lascia segni molti particolari – rivela l’ex-pilota militare. – Tagli, schegge, pezzi di metallo proiettati ad altissima velocità e temperatura. Quando c’è il segno di una scheggia si vede ed è molto identificabile”.
”E questo lo si è visto chiaramente, per esempio, con il 777 malese abbattuto in Ucraina – ricorda Bonazzi. – Chiunque può vedere sul web quelle fotografie. Il missile lascia un’impronta chiarissima di schegge che sul Dc9 Itavia non ci sono assolutamente”.
“Alcuni sostenitori della tesi del missile dicono che è esploso ad una distanza tale da proiettare una rosa di schegge che non ha toccato l’aereo. E che il Dc9 Itavia è stato quindi abbattuto dall’onda d’urto dell’esplosione”.
”E’ una tesi assolutamente inverosimile – osserva l’ex-pilota collaudatore. – Il buco enorme che c’è sul lato posteriore destro del velivolo Itavia e che si vede, chiaramente, anche nella foto di copertina del mio libro, non può essere provocato da un missile che non lascia schegge. E che esplode alla distanza di 10-15 metri staccando sia il motore destro che anche quello dalla parte opposta della fusoliera”.
“Vediamo, invece, cosa è realmente accaduto al Dc9 Itavia – ragiona Bonazzi. – L’enorme buco nella parte posteriore destra può essere solo il prodotto di una esplosione che ha letteralmente polverizzato buona parte dei materiali che stavano attorno”.
”Il rivestimento del portello del bagagliaio posteriore destro che si trovava anteriormente alla toilette è in parte strappato dalla struttura. E arrotolato su sé stesso come una scatola di sardine aperta – ricostruisce Bonazzi. – Un danneggiamento molto simile a quello riscontrato sui relitti del 747 caduto a Lockerbie nel dicembre 1988”. Che fu opera dei terroristi libici pagati da Gheddafi.
Ma, secondo Bonazzi c’è un altro aspetto che non lascia dubbi sulla bomba posizionata nella toilette.
“Il motore del Dc9 Itavia è stato strappato dagli attacchi. Ma sulla carenatura del motore ci sono graffi di pezzi della fusoliera che sono stati lanciati sulla carenatura. Tracce di frammenti metallici che appartengono al Dc9. Che non sono giustificabili con altro se non con l’esplosione di un ordigno posizionato internamente”.
“Pezzi della fusoliera – ricorda l’ex-perito – sono stati proiettati verso l’esterno. E hanno lasciato graffi sul rivestimento del motore che si trovava ad una distanza di circa un metro dalla fusoliera del Dc9 Itavia”.
”Contemporaneamente l’esplosione ha provocato il distacco del motore. Tutti i rilievi tecnici sull’aereo sono compatibili con l’esplosione di una bomba e non giustificabili con l’ipotesi di missile”.
Una questione molto dibattuta riguarda la tavoletta della toilette rimasta integra come ha ricordato il giornalista Andrea Purgatori.
“Certo – ammette Bonazzi – come logica generale uno se lo può anche immaginare. Ma va ristabilito un aspetto sul quale si continuano ad alimentare fake news. Sono state eseguite tre prove a terra con un simulacro di una toilette e di un motore. E in due prove su tre la tavoletta che hanno usato non ha subito danni. Come fa il giornalista Andrea Purgatori a giustificare questo?”
“Viene anche sostenuto spesso che il lavello della toilette non è stato danneggiato. Non è vero – insiste l’ex-perito. – C’è una foto sul mio libro che lo dimostra. Il lavello è notevolmente deformato. Ed anche nelle prove fatte a terra il lavello si è danneggiato tutte e tre le volte e due in modo simile a quelle del Dc9 Itavia”.
D’altra parte – e Bonazzi lo ricorda nel suo libro – nel 24 per cento dei casi di attentati sui velivoli colpiti dal terrorismo fra il 1949 e il 1989, gli ordigni erano posizionati effettivamente nella toilette.
“La toilette – assicura l’ex-pilota – è considerata uno dei posti favoriti dai terroristi dove mettere l’ordigno” . Assieme ai vani bagagli e alla cabina passeggeri. In qualche caso, molto raro, nei vani ruote.
“Viene frequentemente affermato che c’è una sentenza giudiziaria in cui sarebbe scritto che l’aereo è stato abbattuto da un missile nel corso di una battaglia. E che la sentenza sarebbe firmata dal giudice Priore.
E’ un falso – dice Bonazzi. – Perché il giudice Priore era, all’epoca, giudice istruttore in funzioni non giudicanti”.
“Ha scritto un’ordinanza sentenza con rinvio a giudizio degli imputati formulando alcune ipotesi su una battaglia aerea e un lancio di un missile – chiarisce Bonazzi. – Così come ha formulato l’ipotesi che ci fosse stata una quasi collisione.”.
”Quindi parlare di sentenza del giudice Priore è un falso – taglia corto l’ex-pilota F104. – La sentenza sarà quella emessa dalla Corte. E le ipotesi fatte da Priore sono cadute davanti alle evidenze“.
”Infatti – conclude Bonazzi -,nel dibattimento che ne è seguito è stato proprio escluso lo scenario del missile e della battaglia aerea. L’esito è stato esattamente opposto a quello che aveva ipotizzato Priore”.
La presenza della bomba sotto la toilette è stata confermata da Frank Taylor, membro del Cranfield Safety Research Center, il quale ha eseguito le analisi sul relitto del DC9. La tesi del missile è una bufala inventata dall’Unione Sovietica (che a quei tempi era considerata un “paradiso” da parte di alcune forze politiche).
Questo di che e’ una ricostruzione attendibile e supportata dagli esiti del processo penale che ha completamente smontato il teorema Priore ripreso dai media.