Roma: dopo lo “sfratto” a Casapound, tra Pd e la Raggi è gara a chi è più antifascista
Chissà perché, ma eravamo convinti che alcuni tipi di gara (ad esempio di “lunghezza”, di peti o di rutti) fossero proprie dell’età evolutiva. Un malinteso agonismo pronto a rarefarsi nel tempo fino a svanire del tutto allo scoccare dei mitici diciott’anni, quelli in cui si diventa elettore, patentati e quant’altro ancora arreca lo status di “maggiorenne“. La gara a chi è più antifascista ha demolito questa nostra certezza, dimostrando di non conoscere tramonti né intermittenze. Lo sanno bene due pezzi da novanta della politica capitolina come il segretario del Pd Andrea Casu e l’assessore grillino Antonio De Santis, uno dei tanti ventriloqui azionati da Virginia Raggi per risparmiarsi figuracce in prima persona.
I dem capitolini: «La Raggi antifa a giorni alterni»
Il più famoso è tal Paolo Ferrara, capogruppo M5S in Campidoglio. È lo stesso che con sovrano sprezzo del ridicolo arrivò a dire che aveva realizzato più strade nell’Urbe la Sindaca che gli antichi Romani. Ma torniamo all’evergreen dell’antifa. Il guanto della sfida l’ha lanciato – a mezzo stampa – Casu bollando la Raggi come «un’antifascista a giorni alterni». Sarebbero pure alleati di governo, ma non è il caso di sottilizzare. «Detto da lui, che nei fatti non lo è mai, suona quasi come un complimento», ha replicato da par suo il grillino. Che ha nella faretra l’ordinanza di sgombero ai cattivi di Casapound? Chi l’ha firmata? La Raggi, appunto. «Prima di lei i fascisti erano lì, ora non ci sono più», ha incalzato De Santis. E dire che noi eravamo convinti che non ci fossero più dal 1945.
L’assessore grillino: «”resistenti” da salotto»
Il bardo grillino coltiva solo certezza. Da vero felino da tastiera è già sul povero Casu e affonda le unghie: «Lui e molti esponenti Pd come Casu sono antifascisti da salotto». Già, mica «ha puntato i riflettori contro i fascisti» come ha fatto la Raggi? O è andato a sfidarli «di persona sotto la loro sede»? Macché, Casu pensava solo ai casi suoi «assecondano proprio la dinamica che alimenta i fascisti, ovvero agire nell‘oscurità». Come si vede, tra un antifascista da salotto e uno da presa, proprio non c’è gara. Un dubbio, tuttavia, ci arrovella. Siamo proprio sicuri che il post di De Santis (grande Cetto, quanto ci manca quel tuo comizio contro l’omonimo) sia del 2020 e non del 1920?
Tanto saranno sfrattati (a pedate nel fondoschiena) dalla casa comunale.