Lo “scredito d’imposta”, il canone e il pagamento dell’Imu: è andata in scena l’ennesima beffa
Tutti sanno che i conduttori di immobili ad uso non abitativo non hanno potuto pagare il canone di locazione da marzo a maggio; ma non tutti sanno che alcuni di loro continuano a non pagare il canone perché non autorizzati (ad esempio, scuole o asili) o semplicemente perché non conviene loro riprendere la propria attività (alberghi, hotel, b&b, case vacanze, affittacamere, ecc.). Di conseguenza tantissimi proprietari degli immobili concessi in locazione non incassano gli affitti da marzo. Eppure, gli stessi proprietari sono stati chiamati lo scorso 16 giugno a pagare la nuova IMU, come se nulla fosse avvenuto.
Il credito d’imposta promesso
Sembrava che il decreto rilancio (D.L. 19 maggio 2020 n. 34) avesse acceso un faro su questa enorme problematica, concedendo la possibilità ai conduttori di immobili ad uso non abitativo, a determinate condizioni, di godere di un credito d’imposta del 60% dei canoni pagati per i mesi di marzo, aprile e maggio 2020 (di fatto al contribuente è riconosciuto a credito un importo pari al 60% del canone, da compensare con le imposte future).
L’accesso ai conduttori degli immobili
In un primo momento questo provvedimento sembrava del tutto vano: è abbastanza ovvio che attività rimaste chiuse per circa tre mesi avrebbero difficilmente versato imposte in tempi brevi (senza incassi non c’è i.v.a. da versare e senza incassi le attività vanno in perdita, altro che imposte!). Tuttavia già la legge, ma soprattutto la circolare dell’Agenzia delle Entrate 14 E del 6 giugno 2020, hanno aperto la possibilità ai conduttori degli immobili di cedere il credito d’imposta del 60% del canone direttamente ai proprietari delle mura a condizione che avvenga contestualmente il pagamento al locatore del rimanente 40 % del canone di locazione. Si direbbe (una volta tanto) un ottimo intervento normativo: in questo modo, il conduttore sarebbe in grado di monetizzare all’istante il credito d’imposta ed il proprietario dell’immobile locato potrebbe utilizzarlo per compensare l’IMU (in scadenza proprio in quei giorni)! E invece la circolare 14 E dell’Agenzia delle Entrate del 6 giugno rimanda la regolamentazione della cessione del credito d’imposta ad una ulteriore circolare, che non è ancora stata emessa.
Il pagamento dell’Imu
Il risultato è che il termine per pagare l’Imu scade senza che il conduttore possa cedere il credito d’imposta al proprietario dell’immobile locato e di conseguenza senza che quest’ultimo possa utilizzarlo per compensare l’Imu. A questo punto molti proprietari di immobili si sono trovati nella impossibilità di pagare l’Imu, rinviando il pagamento a quando sarà possibile ottenere quel credito d’imposta che una legge dello stato vigente gli permette di avere. In poche parole, lo Stato promette una cessione del credito con una legge vigente, ma al contempo una sua Agenzia non emette le regole per disciplinare tale cessione, costringendo così i contribuenti a pagare l’Imu con soldi che non hanno incassato. Peggio di così non si poteva fare.
Una presa in giro
Ora tutti questi proprietari si sono assunti l’onere delle sanzioni per il ritardato pagamento dell’Imu in attesa di una circolare che l’Agenzia dello Stato non ha emesso, nonostante una legge vigente conceda già tale diritto. Speriamo quantomeno che l’Agenzia delle Entrate abbia il buonsenso di emettere celermente questa circolare esplicativa e che si provveda a produrre un provvedimento di moratoria per chi ha dovuto ritardare il pagamento dell’Imu per motivi dipesi proprio da chi pretende il pagamento stesso. In una parola: vergogna.