Il Mes divide anche l’opposizione. FI: «È un’opportunità». FdI e Lega: «No, è un ricatto»
Sul Mes, se la maggioranza piange, l’opposizione non ride. Certo, le lacerazioni tra Pd e M5S sono molto più profonde e incidono in misura determinante sulla decisione finale. Saranno loro, in definitiva, a scegliere la strada da imboccare. Ma distinguo altrettanto verticali li registra anche il centrodestra. A differenza di Lega e FdI, Forza Italia è da sempre attestata sul sì all’utilizzo del cosiddetto fondo “salva-Stati“. In queste stesse ore è stato direttamente Berlusconi, in un’intervista al Mattino di Napoli, a bollare come «puro autolesionismo»la rinuncia ai 36 miliardi del Mes da spendere nella sanità. Per il Cavaliere si tratterebbe di risorse utili ad incentivare «investimenti» che «determinerebbero una forte circolazione di liquidità» e, quindi, «una rilevante crescita dell’occupazione e dei consumi».
Berlusconi: «Rinunciare al Mes è autolesionismo»
I suoi alleati, tuttavia, la pensano in maniera diametralmente opposta. Da Castelvolturno, dov’è impegnato in una conferenza stampa a sostegno dei candidati alle regionali in Campania, a strettissimo giro di posta arriva la replica di Matteo Salvini. Arriva sotto forma di guanto di sfida lanciato alla maggioranza giallo-rossa. «Portino in aula un voto sul Mes – dice infatti il leader leghista – e vedremo il Parlamento, che è sovrano, come voterà. Io penso che la maggioranza sia assolutamente favorevole all’interesse nazionale».
Salvini e Lollobrigida: «Conte lo porti in Parlamento»
Identica la posizione dei Fratelli d’Italia. «In Europa – dichiara dai microfoni del Tg2 Francesco Lollobrigida– c’è chi vorrebbe ricattarci per costringerci ad aderire al Mes. E in Italia c’è chi è disponibile ad accettare il ricatto. Chiediamo – ha concluso il capogruppo di FdI a Montecitorio – che il Parlamento voti per evitare questo strumento inutile e dannoso». Speculari le divisioni, speculari le preoccupazioni. Per motivi opposti il M5S, nella maggioranza, FdI e Lega, nell’opposizione, osservano con apprensione le mosse dei forzisti. A preoccupare è soprattutto la possibilità di un “soccorso azzurro” ad un Conte in difficoltà. Al momento, è una remota eventualità piuttosto che un rischio incombente. Ma in politica, mai dire mai.