Il “bla bla” sulle grandi opere di Conte e dei suoi alleati: a porte chiuse in villa per non dire niente

19 Giu 2020 17:26 - di Giuseppe Menardi
Grandi opere

Non c’era bisogno di stare giornate intere in conclave a porte chiuse in una villa romana, per dire, con una retorica conferenza stampa, che l’Italia ha bisogno di grandi opere. Grandi investimenti strutturali urgenti anche per rimettere in moto l’economia. Detto in questo modo, cioè come piace a Conte, l’argomento serve a riempire il bla bla a cui ha abituato il popolo italiano parlando normalmente, ormai a reti unificate  o facendosi intervistare da più testate di giornali, ma certo non ad aprire i cantieri.

Conte e le grandi opere

L’assise di approfondimento poteva essere utile se alla fine Conte si fosse presentato non alla stampa, ma al Parlamento, per farsi approvare le opere che vuole fare e la procedura che intende seguire per realizzarle. La debacle delle grandi infrastrutture italiane è che ormai da decenni tutti parlano della necessità di realizzare viadotti, autostrade e ferrovie, ma le uniche opere significative, fin’ora realizzate negli ultimi vent’anni, sono quelle previste nello scorso secolo ad opera dei Governi, poi finiti nella tangentopoli , il cui intervento più importante è l’ alta velocità che ha letteralmente modificato il mondo degli spostamenti fra il Nord e la Capitale nell’ultimo decennio.

Il governo non dà nessuna certezza

In sostanza ancora una volta il Governo non dice chiaramente quali opere vuole realizzare e come si faranno, con quali strumenti normativi i lavori verranno affidati . Ciò significa che per i prossimi anni non si farà nulla, si continuerà a chiacchierare e tutti gli incompetenti di questa Italia avranno titolo per spiegare cosa piace a loro. Intanto la Sicilia sarà sempre senza i necessari collegamenti con la penisola, le strade siciliane continueranno ad essere incompiute perché intanto interessano solo il potentato locale non essendo inserite in una continuità territoriale nazionale. Al Nord di infrastrutture secondo qualcuno ce ne sono già troppe  e perciò inutile aggiungerne altre.

Quel consulente dei Cinquestelle…

Ma ve lo ricordate quel consulente dei Cinquestelle che spiegava che l’alta velocità con la Francia non si doveva fare perché tanto non c’era il traffico. Lui, che si definiva esperto in materia, non conosceva la più elementare nozione tecnica sui trasporti  dove sempre più spesso non è la domanda, ma l’offerta che determina i volumi di traffico Si chiama traffico indotto. Certo deve essere utile e inserita in un sistema ordinato di vie di comunicazione possibilmente integrato nella intermodalità, affinché venga scelta dagli utenti. Il Governo dovrebbe disporre di un vero e proprio piano industriale della mobilità dove sono chiaramente scritte le infrastrutture di supporto, i vettori e i volumi di traffico.

La Legge Obiettivo del 2001

Nel 2001, all’inizio di quella legislatura fu scritto un piano di questo tipo che era accompagnato da una legge, voluta fortemente da quel Governo che si chiama legge Obiettivo, perché già all’epoca, non si riusciva a sconfiggere la burocrazia, per dare attuazione alle opere in progetto. Inutile ricordare come anziché migliorare quello strumento normativo dal 2006 con il ritorno della sinistra al Governo le cose sono peggiorate sia sul piano della individuazione delle opere da realizzare, ma anche sul versante del processo di semplificazione burocratica del sistema.

L’ultima versione del codice degli appalti

Nel 2016 con l’ultima versione del codice degli appalti si raggiungono vette quasi inaccessibili di complicazione e di incrostazioni normative. Il risultato è che il piano dei 120 miliardi delle opere che era previsto nel 2001 è in larga parte irrealizzato, in compenso si sono buttati centinaia di milioni, in progetti e società di promozione.  Un esempio curioso è il ponte sullo Stretto dove il promotore ha già speso centinaia di milioni e se non si realizza l’opera pare che lo Stato dovrà indennizzare il promotore stesso forse con oltre un miliardo. La cosa più singolare però è che, i maggiori responsabili politici di questa burocrazia che blocca le infrastrutture invocano la procedura seguita per la costruzione del ponte di Genova, dove, ciliegina sulla torta, il costruttore è quella stessa Impregilo che è già assegnataria del ponte sullo Stretto. Intanto, aspettando che il PD decida cosa vuole fare, avendo la guida del Governo, perché Conte e i Cinquestelle approvano qualsiasi cosa pur di rimanere imbullonati alle poltrone, la produzione edilizia è crollata del 67,7%.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *