I Cinquestelle sono un disastro. Ma l’informazione “mainstream” continua a coccolarli

17 Giu 2020 15:03 - di Marzio Dalla Casta
Cinquestelle

Se davvero l’Italia abbondasse di fascisti, i Cinquestelle sarebbero in fuga e non al governo. Grillo e compagni sono infatti la quintessenza dello sfascismo. Incapaci di disegnare un “o” persino con l’aiuto di un bicchiere, pretendono di decidere anche per gli altri. Hanno ululato contro la Casta abbindolando masse enorme intossicate dalla propaganda dei talk-show, ma ora tengono l’Italia in ostaggio della loro conclamata incapacità pur di non sollevare le terga dalla poltrona. Neanche si contano più le premesse rimangiate, gli impegni disattesi, le illusioni seminate e le disillusioni procurate. Si sono appoggiati prima a Salvini e ora a Zingarenzi come gli ubriachi s’aggrappano ai lampioni.

I Cinquestelle hanno ingannato il popolo

La paura di schiantarsi di questi rivoluzionari da operetta agli ordini di un Comico triste è più forte persino dell’amor proprio. Grazie a questa gentarella l’Italia ha dovuto ingoiare ministri del calibro di Toninelli, Bonafede e Di Maio. Eppure, i giornalisti li trattano coi i guanti bianchi. E si capisce: dopo l’alleanza con il Pd per sventare la deriva dei “pieni poteri” ruttata da Salvini sulla spiaggia del Papeete, i Cinquestelle sono compagni a tutti gli effetti dell’eskimo collettivo in redazione. Una “costola della sinistra“, come la Lega che disarcionò Berlusconi nel ’94. Non fosse così, qualcuno chiederebbe a Di Maio notizie della Libia. E qualcun altro torchierebbe Bonafede sulla mancata nomina di Di Matteo al Dap. Ma senza fremiti di falsa indignazione e senza affannosi inseguimenti per strada. Interviste serie, serene, severe. Con l’obiettivo di informare chi guarda, chi ascolta e chi legge.

L’eskimo collettivo in redazione li protegge in nome dell’antifascismo

E semmai fargli capire perché, ad esempio, chi pretendeva incontri in diretta streaming oggi dibatte a porte chiuse. O perché gli anti-Casta di allora sono i poltronisti di ora. Cambiare idea si può. In alcuni casi, si deve. Ma in modo pubblico. Tanto per far capire se sbagliava prima o sbaglia adesso. Insomma, i Cinquestelle hanno predicato male e ruzzolato peggio. Ma pare che non importi a nessuno. All’informazione mainstream interessa solo che non lascino il bis-Conte con il culo per terra. Perché ne andrebbe – giurano – della tenuta della democrazia. E così tutto torna in nome dell’antifascismo senza fascisti. Già, se ci fossero…

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