Election day, la data del 20 settembre scontenta tutti. FdI: «Il nostro ostruzionismo continua»
Divisi su tutto, persino sulla data del possibile election day. Il governo giallo-rosso non si smentisce e l’unico compromesso che gli riesce lo porta ad indicare come giorno possibile quello del 20 settembre. Ma è subito guerra e riprende vigore l’ostruzionismo al “decreto elezioni” da parte di FdI. Il partito di Giorgia Meloni, non considera infatti quella data come un punto di mediazione. Lo sottolinea il capogruppo Francesco Lollobrigida. «Siamo una Repubblica parlamentare non regionalizzata – ha ricordato -, quindi non è sufficiente mediare con le Regioni e con i candidati potenziali a quelle elezioni senza interloquire con le forze in Parlamento». Insomma, la «mediazione» è tutta interna al perimetro della maggioranza. «Non mi risulta – è la ha conclusione del capogruppo di FdI – ci sia alcuna forza del centrodestra che abbia detto che il 20 settembre vada bene».
Accorpati voto regionale e referendum sul taglio dei parlamentari
A confermare però la data provvede Stefano Ceccanti, capogruppo Pd in commissione Affari Costituzionali della Camera. «Il 20 e 21 – ribadisce – si voterà per amministrative, regionali e referendum». L’annuncio apre subito un nuovo fronte. Di election day non vuol infatti sentir parlare il forzista Andrea Cangini. Il senatore è mentre del Comitato promotore del referendum contro il taglio del numero dei parlamentari. Dai microfoni di Radio Radicale ricorda l’impegno assunto da Conte a chiedere alla sua maggioranza un supplemento di “riflessione” circa l’opportunità di accorpare in un’unica data anche il voto sulla Costituzione.
Cangini (FI): contro election day pronti a ricorrere alla Consulta
«Se l’ha fatto – ironizza – non deve avere avuto successo». E si capisce anche perché. Il M5S, infatti, spera che l’election day faccia da traino per il simbolo pentastellato alle regionali. «Una forzatura aberrante», sottolinea Cangini. Che aggiunge: «Stiamo valutando l’opportunità di presentare ricorso alla Corte Costituzionale». Ma contrario al 20 settembre è anche il governatore veneto Luca Zaia: «Ricordo – ha detto – che la Conferenza delle Regioni aveva chiesto di andare alle elezioni prima». E con Toti e Bonaccini rilancia in alternativa la prima domenica di settembre. Mugugni anche dai Verdi. «Votare a settembre senza considerare meccanismi di partecipazione al voto che non comportino la raccolta di firme – sottolineano Elena Grandi e Matteo Badiali – è una grave forzatura e un grave vulnus per la democrazia».