È morto l’ex-ministro Alfredo Biondi, liberale a tutto tondo e anticomunista senza complessi

24 Giu 2020 13:28 - di Valerio Falerni
Biondi

È morto Alfredo Biondi, storico leader del Partito liberale e poi tra gli esponenti di punta di Forza Italia. Fra cinque giorni avrebbe compiuto 92 anni. Era infatti nato a Pisa il 29 giugno del 1928. Vicepresidente della Camera dal 1987 al 1994 e poi Guardasigilli del primo governo Berlusconi, Biondi ha attraversato da protagonista la Prima e la Seconda Repubblica, avendo come unica stella polare i principi del liberalismo e del garantismo. La sua prima elezione  alla Camera è datata 1968, anno cruciale di profonde trasformazioni sociali e culturali. Professarsi liberali di osservanza anticomunista in quegli anni equivaleva ad iscriversi all’opposizione perpetua. A suo modo, infatti, Biondi è un “uomo contro”, poco aduso agli accomodamenti e pronto a sfidare il mondo per l’affermazione di un principio.

Biondi aveva 92 anni: fu Guardasigilli nel Berlusconi I

Un vero toscanaccio. A Montecitorio torna nel 1979 per restarci fino alla XIV legislatura. Nel frattempo, però, la politica è cambiata. Anche il suo Pli è naufragato nei marosi che hanno inghiottito la Prima Repubblica. Al sorgere del bipolarismo, anno 1994, Biondi e Raffaele Costa fondano l’Unione di centro. Entrambi saranno poi eletti con Forza Italia. Il Polo della Libertà e del Buongoverno (FI, An, Lega e Ccd) vince le elezioni e lui tocca il dicastero della Giustizia. Il ministro lo aveva già fatto in precedenza – Politiche Comunitarie con il quinto governo Fanfani e Ambiente con il primo presieduto da Craxi. Ma è al ministero di Via Arenula che lo attende un vero e proprio battesimo di fuoco. Berlusconi a Palazzo Chigi rinverdisce lo scontro tra magistratura e politica.

Avvocato cresciuto alla scuola del grande Carnelutti

In quegli anni il pool di Mani Pulite era al massimo della sua popolarità. Perciò quando i suoi rappresentanti, con in testa Antonio Di Pietro, si presentano in tv per dire che il decreto del ministro, subito ribattezzato “salva-ladri, li costringe di fatto a mollare le indagini contro i potenti, Biondi ne resta travolto come da un fiume in piena. In realtà, il suo decreto vuole solo limitare l’abuso della carcerazione preventiva. Ma la strumentalizzazione che ne segue è più forte e lo costringe a ritirare il provvedimento. È per lui il momento di maggiore amarezza. Non solo come ministro, ma anche come avvocato.  Allievo della scuola forense pisana di Francesco Carnelutti, i diritti della persona e le garanzie nel processo a tutela dell’imputato rappresentano per Biondi colonne d’Ercole invalicabili. Con lui se ne va una pagina bella e nobile della politica nazionale. Mancheranno la sua coerenza e quel suo essere “bastian contrario” nell’accanita difesa dei propri principi e giammai nei confronti dei suoi avversari.

 

 

 

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