Don Biancalani querela Salvini. Che replica: «Tutelo io il buon nome dei tuoi parrocchiani»
E alla fine carta bollata per tutti. Da una parte don Biancalani, sacerdote di Vicofaro, nel pistoiese, con un’interpretazione assai estensiva dell’accoglienza evangelica, dall’altro Matteo Salvini, il leader politico che proprio sul contrasto all’immigrazione ha puntato tutte le fiches di rilancio politico. A breve i due si ritroveranno in un aula di tribunale a suonarsela di santa ragione a colpi di querela e controquerela. La prima è del “don”. Non gli erano piaciute alcune dichiarazioni del capo leghista e di Susanna Ceccardi, europarlamentare fresca di investitura quale candidata per il Carroccio alla guida della regione Toscana.
Don Biancalani: «Non sono un colluso»
Ad accendere la miccia, la decisione di un immigrato di nascondersi nel confessionale della parrocchia per sfuggire all’arresto per spaccio di droga. Il giovane, un nigeriano, era ospite della comunità gestita dal prete. Nella querela presentata per diffamazione a mezzo stampa, il sacerdote lamenta di essere stato «offeso e diffamato come parroco, come insegnante di scuola e come uomo». In più, sostiene che la moltiplicazione via social delle dichiarazioni dei due politici ha ingenerato «pregiudizio e provocato danno attraverso allusioni e falsità». Infatti, don Biancalani ha annunciato querele a raffica anche contro quanti hanno commentato in misura ritenuta diffamatoria le parole di Salvini e Ceccardi.
Un suo ospite nigeriano spacciava droga
«Non capiscono i motivi che spingono Salvini e Ceccardi a denigrare la mia persona e a dire cose false – ha dichiarato don Biancalani -. Io – ha aggiunto – vorrei anche tollerare, sopportare ma c’è un limite a tutto: non accetto che mi si dipinga come un colluso». Ma il Capitano e la Ceccardi non ci stanno. «Saremo noi – ha annunciato il leader della Lega – a querelare il “don”, per tutelare il buon nome dei parrocchiani e degli uomini di Chiesa che non vogliono essere accostati a episodi di criminalità, illegalità e sfruttamento».
Ma che c’è di così strano ad avanzare un’ipotesi (nemmeno poi tanto ipotesi) che don Biancalani sia un fiancheggiatore di personcine brave e buone che si comportano nell’ipotesi migliore come questo nigeriano. Cosa vuol farci credere che tutti i don sono buoni???? pensiamo ai pedofili che nascondendosi vigliaccamente dietro la loro missione pastorale hanno abusato di centinaia (quelli noti) di bambini inermi di fronte ai loro “orchi”. Oggi si apre la diga dei migranti, non tutti fuggono da guerre e persecuzioni, non tutti sono bravi e buoni e umili e diseredati al punto che si possano aprire indiscriminatamente gli ovili di accoglienza che i vari “don” in nome della loro missione sono disposti ad aprire. In mezzo ci sono lupi e non sono pochi i fatti lo dimostrano, quindi l’eccesso di zelo di Biancalni lascia facilmente intravedere una connivenza con questi lupi che lui cerca di proteggere invece che ripudiare ed isolare.
Don Biancalani, faccia il prete … tenga come faro di riferimento quella che è la Sua missione, lasci da parte il personalismo e torni ad essere uomo di chiesa, di fede cristiana e di pace .
Guardi a tutta la Sua comunità senza protagonismi dettati più da una posizione politica che di fede.
Ma perchè ancora noi fedeli lasciamo gestire a questi “preti” le chiese come se fossero beni propri (come ereditate dai propri genitori)-
Perchè questi, anzichè fare i preti , fanno politica di parte e pretendono di essere sempre dalla parte giusta e dispongono a loro piacimento dei luoghi sacri in modo sacrilogo e irrispettoso di quella che è la fede e i fedeli di riferimento
quale è l’interesse se non quello economico o spudoratamente di visibilità personale Ma quando ci svegliamo da questo incubo, se nessuno di noi reagisce a questo vilipendio della fede