Covid, Pechino ha paura: lotta contro il tempo per fermare i contagi. E dai mercati cinesi sparisce il salmone (video)

17 Giu 2020 15:47 - di Prisca Righetti
Cornavirus, torna la paura a Pechino frame da video Youtube

Dal pipistrello al salmone, passando per il pangolino. E l’incubo coronavirus torna a mettere sotto scacco la Cina. In questi giorni Pechino lotta contro il tempo per fermare i nuovi contagi a causa della pandemia di coronaivurs che torna ad accendere nuovi focolai e rinfocolare la paura. Stamani autorità e media cinesi hanno confermato altri 31 casi di trasmissione locale, con il totale salito – secondo i dati ufficiali – a 137 in sei giorni. «È possibile che continuino a emergere per un po’ di tempo nuovi casi di infezione», ha ammesso Pang Xinghuo, numero due del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Pechino. L’esperto, citato dai media ufficiali del gigante asiatico, è una figura di riferimento auotorevole in questo delicato momento. Infine, sempre dalla Cina apprendiamo che fra i 137 casi c’è anche un paziente di soli otto anni. E una persona in condizioni giudicate “critiche”

Coronavirus, torna la paura a Pechino: 137 nuovi casi in 6 giorni

Lo riferiscono le autorità sanitarie della capitale cinese, che ieri hanno innalzato da 3 a 2 il livello di “risposta all’emergenza” sanitaria su una scala in cui il primo grado è il più grave. Oltre ad aver sospeso tutti i collegamenti aerei con Pechino per preservare la salute pubblica. Questa mattina sono più di mille i voli cancellati in due aeroporti di Pechino. Il Quotidiano del Popolo scrive di 1.255 voli cancellati in due aeroporti della città, con un dato aggiornato alle 9.10 ora locale (le 3.10 in Italia) e che – riporta la testata giornalistica – equivale a circa il 70% dei voli previsti.

Allarme animali: dal pipistrello al salmone europeo, passando per il pangolino

Dal pipistrello al salmone – “importato dall’Europa” – passando per il pangolino. Da un mercato di Wuhan, a un mercato di Pechino. Mesi dopo i primi di casi di coronavirus segnalati dalle autorità cinesi, accusate di poca trasparenza e ritardi. Mesi dopo le prime teorie sulle origini della pandemia, sul banco degli imputati finisce una delle prelibatezze della tavola. La Cina, scrive il South China Morning Post, ha sospeso le importazioni di salmone dai fornitori europei. Prima del salmone, l’incriminato numero uno è stato il tagliere del salmone – “importato” – nel mercato di Xinfadi, nuovo focolaio che fa tremare il gigante asiatico.

Il salmone sparisce dagli scaffali dei supermercati cinesi

Così, scrive il giornale di Hong Kong, i principali supermercati di Pechino hanno fatto sparire il salmone dagli scaffali. La paura cresce tra i consumatori e il salmone scompare dalle carte dei ristoranti, anche se per gli esperti è molto difficile che il pesce di per sé possa aver veicolato il virus. Ma il salmone – “importato” – è stato comunque incastrato. Tutto mentre i media ufficiali cinesi rilanciavano notizie secondo cui il nuovo ceppo di Pechino sembrerebbe avere somiglianze con quello europeo ed essere “diverso” – come ha detto Wu Zunyou, capo degli epidemiologi cinesi del Centro di controllo e prevenzione delle malattie – da quello dell’epidemia dei mesi scorsi.

La nuova ondata di contagi: si discute sull’origine della nuova trasmissione

Le autorità cinesi considerano la nuova ondata di contagi, almeno «in via preliminare», «provocata dalla trasmissione da uomo a uomo» o da «un’infezione dovuta alla contaminazione di articoli e ambiente»: così ha detto ieri sera Chen Bei, numero due del governo municipale di Pechino. Ma, come anticipato, dall’11 al 16 giugno i dati ufficiali parlano di 137 contagi accertati. Per Shi Guoqing, vice direttore del Centro d’emergenza cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie citato dall’agenzia ufficiale Xinhua, non ci sono prove per incriminare il salmone. Salmone “contaminato” – ha detto – è stato trovato in alcuni siti interessati del mercato di Xinfadi, ma non è stata rilevata la presenza di coronavirus nel salmone prima dell’arrivo nelle aree contaminate.

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