Conte: non temo di cadere. Ma sugli Stati generali il Pd punta i piedi: manca il progetto
Giuseppe Conte ostenta tranquillità. In un colloquio col Corriere della sera afferma di non sentirsi accerchiato e di non avere paura di cadere. “In tutti questi mesi – prosegue il premier – ho sentito dire in continuazione: Conte cade, Conte cade. Fa parte del gioco, ho imparato a non meravigliarmi. Ma come si vede e si vedrà, non è così”. “La verità – aggiunge Conte – è che quando si arriva alla sostanza delle cose, asciugandole dalle polemiche, ci si rende conto che questa maggioranza è composta da partiti responsabili, che capiscono bene quali siano le priorità del Paese. Il clima è migliore di quello che sembra. E anche alcune perplessità del Pd sono rientrate”.
Le perplessità del Pd sugli Stati generali
Ma è davvero così? In realtà le perplessità restano tutte. E da parte di Nicola Zingaretti e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri giungono raccomandazioni che suonano come ultimatum: “L’Europa vuole da noi dei progetti”, dice il secondo. Lasciando intendere che, se gli Stati generali dovessero risolversi in una passerella, sarebbe un fallimento irrecuperabile. E Zingaretti ribadisce: “Gli italiani ora hanno bisogno di sapere quale via il governo indica per riaccendere i motori dell’economia”.
Suggerimenti, raccomandazioni, puntualizzazioni che fanno trapelare il fastidio del Pd per la mossa di Conte di giocarsi in conferenza stampa l’annuncio su Stati generali non concordati. Dietro a tutto, ovviamente, c’è anche la crescente preoccupazione per le voci insistenti sul futuro partito di Conte e per l’atteggiamento di un premier che si fa sempre più riottoso e narciso.
La replica di Conte
Infatti il Corriere registra la sua replica al Pd che non è per nulla pacata: “Non possiamo ritardare il confronto con imprenditori, sindacati, categorie. L’urgenza non nasce da un mio capriccio ma dalla realtà che preme. Bisogna muoversi da subito. Sento dire che occorre farlo con calma. Ma quale calma? Ci prendiamo due giorni per coinvolgere appieno le forze di maggioranza, e lo facciamo. Poi chiamiamolo patto, chiamiamolo confronto. Ma non va rimandato”. Come dire: io vado per la mia strada, vi concedo qualche giorno per fare le vostre proposte e poi procedo. C’è da immaginare che a largo del Nazareno non siano proprio esultanti per il protagonismo di Conte.
Comunque vada dureranno, purtroppo dureranno. I compagni non mollano mai l’osso. I fratelli della costa si accoltellavano per tutto ma ci vollero i velieri a tre ponti britannici, con i loro 100 cannoni, per schiodarli dalla Tortuga. Dureranno e scasseranno tutto, come quei ragazzini imbranati e un tantino fessi che usano i giochi sofisticati per piantare i chiodi. Del resto la destra, se leviamo Giorgia che oltre alla sua capacità appoggia su un Partito che è sempre sopravvissuto saldamente a cento tempeste , c’è una Lega che ancora non ha acquisito una robusta statura nazionale e FI la lascerei stare perché oltre a contare poco, quel poco è molto democristiano.
Come diceva quel Comandante “Combattere senza paura e senza speranza”.
“La verità – aggiunge Conte – è che quando si arriva alla sostanza delle cose, asciugandole dalle polemiche, ci si rende conto che questa maggioranza è composta da partiti responsabili, che capiscono bene quali siano le priorità del Paese.
LE PRIORITà accennate le abbiamo già capite: – restituire ai Benetton le “Perdite subite” reintegrandoli nella precedente concessione senza applicare alcuna sanzione degna di nota; far “ripartire” l’economia )Delle multinazionali, della grossa industria e delle banche, finanziando il tutto con i miliardi messi a disposizione dall’Europa. Peccato però che al contempo abbiano pianificato di distruggere la piccola e la impresa e di mantenere al minimo salari e stipendi da fame del pubblico e privato impiego, sempre per “favorire la rinascita economica” del Paese. Non sarebbe forse stato sufficiente distribuirne una parte ai singoli cittadini? Avrebbero poi provveduto questi a ridistribuire i fondi acquistando prodotti di vario genere ed investendo a tutto vantaggio sia della piccola media impresa che dell’industria. Fornendo fondi alla sola industria ed alle banche senza dare la possibilità al cittadino di accedere economicamente ai beni che questi producono, si avrà come unico risultato un nuovo flusso di capitali all’estero senza peraltro risulvere alcuno degli attuali problemi ma, anzi, aggravandoli.