Andrea Agnelli tace. Ma se la Juve dovesse fallire ancora Nedved e Paratici pagheranno dazio

19 Giu 2020 15:01 - di Domenico Labra
Andrea Agnelli

Andrea Agnelli tace, ma sta sicuramente meditando. O, peggio, si starà rodendo. Non perché la sua Juve abbia perso ai rigori la Coppa Italia col Napoli. I tiri dal dischetto sono sempre una tombola e poi ne ha già tredici di quelle coppe in bacheca. Ma per il “come“. Per quello che non mostra più di essere lo squadrone che lui ha così fortissimamente voluto e affidato, non si sa quanto convinto, alle cure di Maurizio Sarri.  «Solo il futuro dirà se le scelte prese sono state corrette o meno», sibilò il nipote dell’Avvocato nella conferenza stampa che sancì la separazione con Max Allegri, uno che di trofei ne aveva portati 11 alla Continassa. Parole con un che di profetico lette adesso. Anche perché nonostante ci sia da giocare la parte finale del Campionato e soprattutto la Champions è chiaro che Andrea Agnelli ci stia rimuginando su. Le opzioni sul terreno sono diverse. In primis il presidente della Juventus si augura ovviamente che la squadra di Sarri si smuova dal torpore in cui sembra immersa e vinca il Campionato. Ma soprattutto che batta il Lione nel ritorno degli ottavi di Champions. E si presenti in gran forma alla elettrizzante lotteria delle “Final Eight” di Lisbona. Se questi due progetti dovessero evaporare, se la squadra mostrasse di non comprendere o di non volerne sapere dei dettami di Sarri, non c’è dubbio che toccherebbe ad Agnelli decidere. E questo potrebbe anche significare il benservito a Nedved e Paratici. Vicepresidente e direttore sportivo sono quelli che vollero fortissimamente l’avvicendamento in panchina. Dovesse andar male ancora, sarebbero loro a pagare dazio.

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