Zaia: io premier? Sarebbe un incubo. E la sinistra lo adotta in chiave anti-Salvini
“Zaia premier? Un incubo”. Così ha risposto il presidente del Veneto nel corso del punto stampa dopo il sondaggio che lo dà in continua ascesa di consensi. E dopo l’intervista di oggi di Massimo Cacciari che loda il suo operato.
Le sirene incantatrici della sinistra
Sono giorni che da sinistra suonano le sirene incantatrici per Zaia. Adottato come il volto buono della Lega da opporre al volto truce, quello del nemico Matteo Salvini. Basta dare una scorsa all’ultimo numero dell’Espresso dove si scrive di una Lega spaccata in due. C’è l’immagine catastrofica della Lombardia, secondo l’Espresso, la regione di Salvini e Fontana. E c’è l’immagine efficiente del “doge” Zaia, lodato per come ha gestito l’emergenza sanitaria nella sua regione. Una narrazione alla quale il diretto interessato si sottrae.
Zaia: il segretario non si discute
“Il fatto che ci siano oppositori così importanti che dicano che sono bravo già si commenta da solo: e l’obiettivo non è di dire che io sono bravo ma di far intendere che qualcun altro non lo è”. Zaia ha poi spiegato che “i sondaggi sono fatti sulla scia del coronavirus, quindi hanno un peso che non è tutto politico. Io ringrazio tutti, ma l’impegno che ho preso l’ho preso per il Veneto, ricordo che ho lasciato il ministero dell’Agricoltura per venire in Veneto. E quindi, non ho altre mire e aspirazioni”. E anche sul fronte interno del suo partito Zaia ha stoppato le voci che lo vorrebbero al vertice della Lega. Su Salvini ha tenuto a sottolineare: “Il segretario è il segretario. Punto e basta”.
Anche Conte non vede bene l’ascesa di Zaia
Secondo Il Tempo però a essere preoccupato per l’ascesa di Zaia è soprattutto Giuseppe Conte. In particolare dopo che l’ultimo sondaggio pubblicato da “Repubblica”, domenica, gli attribuisce il secondo posto per fiducia degli italiani con un solido 50 per cento. “Dunque Zaia – scrive Il Tempo – spaventa maggioranza e opposizione? È presto per dirlo, tuttavia un’indicazione è chiara: il modo di affrontare l’emergenza del presidente del Veneto è stato vincente. Come anche, e forse soprattutto, la sua comunicazione: zero polemiche, niente contrasti, nessuno strappo istituzionale ma attenzione al confronto e al compromesso. Fare e non parlare. Un “pragmatismo gentile” che, c’è da augurarselo, contagi presto l’intero mondo della politica italiana.