Trenta minuti per tempo. In Premier League pur di ripartire pensano a ridurre l’orario di gioco
Trenta minuti per tempo. Invece dei classici 45. O, ancora, 5 o 6 sostituzioni a gara invece delle 3 previste oggi. Mancano solo le porte più piccole o i doppi portieri e poi c’è di tutto nelle idee che gli inglesi stanno valutando per far ripartire il loro calcio. La Premier League è ancora in attesa del via libera del Governo britannico per il ‘Project Restart’ che consentirebbe ai club di iniziare la stagione restante per la metà giugno e di finirla a fine luglio col titolo praticamente già assegnato al Liverpool di Klopp. A dimostrazione che tutto il calcio è paese, anche tra i 20 club della Premier, così come nella nostra Serie A, sono emerse visioni diverse e spaccature. C’è chi intende difendere sempre e comunque l’integrità del campionato, senza cambiare alcunché rispetto alla fase precedente il coronavirus. E c’è invece chi cerca l’idea giusta per ripartire. Soprattutto ci sono i dubbi dei calciatori. Come ad esempio quel Sergio Aguero che ha dichiarato di non pensarci neppure a tornare in campo senza certezze di tutela sanitaria. Trenta minuti per tempo comunque sarebbe una sorta di rivoluzione. Trenta minuti in meno di partita totale a tutto vantaggio della forma atletica. Ovvero di ciò che maggiormente preme al pubblico di Sua Maestà, sempre pronto a sostenere chi fatica e suda a dispetto di ogni giocata leziosa, seppur di classe. Una sorta di vantaggio muscolare a dispetto del cervello e dell’intuito che fanno un campione. Uno snaturamento totale dello sport più bello del mondo. Che difficilmente vedrebbe fiorire un nuovo Pelé o un Maradona. E neppure un Roby Baggio.