Strage di Bologna, la Procura chiede il processo per Bellini e altri tre. Mollicone: solita storia trita e ritrita

19 Mag 2020 18:56 - di Redazione

La Procura generale di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex-esponente di Avanguardia nazionale, Paolo Bellini, per concorso, nella strage di Bologna.

Nel provvedimento i magistrati chiedono il rinvio a giudizio anche per l’ex-generale del Sisde, Quintino Spella e per l’ex-carabiniere, Piergiorgio Segatel. Entrambi sono accusati di depistaggio.

A Domenico Catracchia i magistrati bolognesi contestano, invece, false informazioni al pm.

Un reato, secondo i magistrati che indagano sui mandanti della strage di Bologna, che sarebbe stato compiuto da Catracchia al fine di sviare le indagini.

Catracchia era l’amministratore di condominio di immobili in via Gradoli, a Roma, dove, nel 1981, avrebbero trovato rifugio alcuni appartenenti ai Nar.

A febbraio, era stato notificato l’avviso di fine indagine per i quattro.

Secondo il teorema dei giudici bolognesi, Bellini avrebbe agito in concorso addirittura con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi.

Questi ultimi quattro, oramai deceduti, sono ritenuti dai magistrati bolognesi i mandanti, finanziatori o organizzatori della strage di Bologna.

Sarà interessante vedere ora come i magistrati della Procura generale riusciranno a far combaciare, in udienza preliminare, tutte le tessere di un puzzle che, al momento, appare piuttosto suggestivo, se non improbabile.

“La scelta della Procura di Bologna suscita numerose perplessità. – riflette Federico Mollicone, parlamentare di Fratelli d’Italia e fondatore dell’Intergruppo parlamentare “La verità oltre il segreto“. – Un personaggio inquisito sulla base di un informatore che proverrebbe dalla stessa questura e mandanti deceduti?

”La solita storia trita e ritrita – accusa Mollicone – della Cia e del Patto Atlantico con i Servizi segreti deviati e della P2. Che cerca di ribaltare in maniera speculare e contraria la pista, molto circonstanziata e documentata in atti, del ruolo della rete Separat di Carlos “lo Sciacallo“.

Il parlamentare di FdI ricorda la vicenda “della ritorsione dei palestinesi per i fatti di Ortona con il filo rosso del Lodo Moro e della santuarizzazione del nostro territorio”.

”La storia dei mandanti deceduti, come denunciato da diversi scoop di Pellizzaro e Paradisi già consulenti della Commissione Impedian, non trova riscontro, con pieghe da romanzo di spionaggio – denuncia il parlamentare di FdI – Con tutto il rispetto che si deve ai parenti delle vittime, crediamo sia arrivato il momento di seguire la pista del Lodo Moro. E dei documenti ancora secretati del capocentro del Sismi a Beirut, Stefano Giovannone”.

”Documenti – ricorda Mollicone – che riguarderebbero, inoltre, l’indicazione di ritorsioni palestinesi”.

“La presidenza della Camera e del Senato prendano atto delle evidenze emerse negli ultimi tempi” esorta il deputato. Che ricorda la questione “dei passaporti cileni falsi spuntati a Bologna”. Così come l’incredibile “vicenda del caso Fresu”. Oltre alle “numerose rivelazioni delle Commissioni d’inchiesta parlamentari”.

”E necessario – dice Mollicone – fare piena luce sugli avvenimenti della strage di Bologna e del Lodo Moro. Il Parlamento si deve attivare. E, per questo, chiediamo che venga immediatamente calendarizzata la nostra proposta di legge per la costituzione di una Commissione d’inchiesta sui fatti avvenuti in Italia durante gli anni della Prima Repubblica. Parliamo, fra gli altri, della strage di Bologna, della strage di Ustica e del sequestro Moro. E delle connessioni internazionali che, oramai, sono un dato acquisito. Ne va della verità giudiziaria. E anche della verità storica.”

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Gabriele Paradisi 20 Maggio 2020

    Buongiorno. Ringrazio per la citazione ma mentre Gian Paolo Pelizzaro è stato effettivamente consulente della Mitrokhin, io, nonostante collabori con lui da anni, non posso fregiarmi di questo titolo.
    Gabriele Paradisi