Scontro tra Gallera e Sala: “Caro Beppe, usi i social contro la Regione perché non hai nulla da dire ai milanesi”
Giulio Gallera, assessore al Welfare della Lombardia, reagisce ai continui attacchi via social di Beppe Sala, sindaco di Milano. E contrattacca. “Ciao Beppe – scrive – Da qualche settimana anche tu hai preso a organizzare un momento di comunicazione ai cittadini, sulla base del modello di Regione Lombardia, inaugurato nel momento più drammatico dell’emergenza sanitaria”.
Sala ha “poche cose da raccontare ai milanesi”
Comincia così il suo messaggio Facebook rivolto direttamente al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che oggi l’aveva chiamato in causa nel suo video quotidiano sui social sui test sierologici. “Anche tu – continua Gallera – hai ritenuto di copiare il nostro modello efficace: noi abbiamo scelto di comunicare dati e azioni che compivamo, noto che tu indugi più volte in domande retoriche, in domande strumentali, in richieste a Regione, in polemiche con me e la Regione”. Forse, azzarda l’assessore, “sono poche le cose che hai da raccontare su ciò che stai facendo per i milanesi. Voglio chiarirti la posizione sui test sierologici. Potevi chiamarmi, il mio numero ce l’hai da tanti anni, nei momenti più difficili ti ho chiamato, ci siamo sentiti”.
La spiegazione sui test sierologici
Da qui, una lunga spiegazione sui test sierologici, su cui il sindaco stamattina aveva chiesto chiarezza, indirizzando il messaggio alla Regione e al ministero della Salute. Da ieri, “la Regione ha consentito a realtà private di fare progetti di screeening sempre gestito da medici su comunità specifiche”, argomenta Gallera. “La nostra posizione sui test sierologici recepisce le indicazioni della scienza, degli organismi europei, dell’istituto superiore di sanità e del ministero ed è prevista in maniera precisa e puntuale in diverse circolari del ministero della Salute, del 9 maggio 2020. Mi spiace che una persona in prima linea non approfondisca gli atti fondamentali emanati dal ministero della Salute”.
I test, aggiunge ancora, “sono uno strumento importante per stimare la diffusione del virus in una comunità. Con la delibera di ieri prevediamo che i privati possano attivare screening su apposite comunità proprio perché il test sierologico ha valore epidemiologico. Il ministero dice che i test non sono autodiagnostici: non devono essere venduti a profani, quindi i test vanno utilizzati al’interno di uno screening governato da medici e non messe nelle mani del singolo cittadino”. E così farà la Lombardia.