Open Skies, Trump si ritira dal trattato con la Russia. Ma nel mirino ha la Cina

22 Mag 2020 15:57 - di Redazione
Open Skies

Open Skies. Ovvero, cieli aperti tra Usa e Russia. Ma siccome quelli della Cina sono sprangati ecco che Donald Trump decide di sfilarsi. Occhio perciò agli abbagli. Non è con la Russia di Putin, ma sempre con la Cina di Xi Jinping che ce l’ha l’inquilino della Casa Bianca. Il trattato Open Skies, entrato in vigore nel 2002, porta ad oggi la firma di 34 Nazioni. Consente ai contraenti, quindi anzitutto russi e americani, di sorvolare i rispettivi territori con strumenti di rilevazione elettronica per accertarsi che gli altri non stiano preparando attacchi militari. Si tratta di una fetta di mondo importante ed estesa che, come si legge sul sito dell’Osce, l’organismo di Vienna che ospita la Commissione incaricata di verificarne il rispetto, copre tutto lo spazio aereo  da Vancouver a Vladivostock. Tutta una parte di cielo tranne, appunto, quello della Cina. Che non l’ha mai sottoscritto. La cui potenza e la cui influenza, in questi ultimi quindici anni, s’è moltiplicata e che però non sembra intenzionata a subire alcun controllo. Il trattato è chiaro. Cerca di “migliorare la comprensione e la fiducia reciproca, dando a tutti i partecipanti, indipendentemente dalle dimensioni, la possibilità di ottenere informazioni su attività militari o di altra natura che li riguardano”, promuovendo “l’apertura e la trasparenza delle forze militari e delle loro attività”. Ecco è proprio rispetto alla possibilità di “apertura” e “trasparenza” che Trump denuncia il trattato Open Skies. Non per fare un dispetto alla Russia. Ma per cercare di stanare la Cina, di farla sedere al tavolo e spingerla ad “aprire” i suoi cieli. Operazione complicata, non impossibile.

 

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