Mafia, blitz delle forze dell’ordine contro le cosche pronte a sfruttare il Covid: coinvolto un ex del GF

12 Mag 2020 10:45 - di Redazione
Maxi blitz gdf contro la mafia foto Ansa

Maxi blitz delle forze dell’ordine contro la mafia e le sue cosche. Dalle prime luci dell’alba, militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, con il supporto del Comando Provinciale di Palermo e di altri Reparti sul territorio nazionale, stanno dando esecuzione a ordinanze di custodia cautelare e sequestro preventivo. Emesse dal Gip presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. E indirizzate a 91 persone. Nonché di un vasto patrimonio immobiliare e mobiliare del valore di circa 15 milioni di euro.

Mafia, maxi blitz delle forze dell’ordine

Le operazioni sono in corso in Sicilia. Lombardia. Piemonte. Liguria. Veneto. Emilia Romagna. Toscana. Marche e Campania. Impegnati 500 uomini delle Fiamme Gialle. Con l’appoggio di un mezzo aereo e di unità cinofile addestrate per la ricerca di armi, stupefacenti e valuta. Nel maxi blitz è stato colpito il vecchio clan mafioso dell’Acquasanta di Palermo. Una “famiglia” su cui già Giovanni Falcone aveva indagato negli anni Ottanta, in piena guerra di mafia. In particolare sono finiti in manette gli eredi dello storico clan siciliano dei Fontana. Gente che anni fa si era trasferita in Lombardia, dove gestivano il business della vendita del caffè. Ai domiciliari è finito anche un ex concorrente del “Grande Fratello”, ex broker di 39 anni, che secondo i magistrati sarebbe prestanome di una società di commercializzazione del caffè tra Palermo e Milano.

I pm dell’inchiesta denominata “Mani in pasta”

Tra i pm che hanno coordinato la maxi inchiesta, denominata “Mani in pasta”, c’è anche Roberto Tartaglia: il nuovo vice capo del Dap. L’indagine, molto complessa, è coordinata dal Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise, Dario Scaletta e, appunto, dall’ormai ex pm della Dda di Palermo, Roberto Tartaglia, oggi il numero due del Dap.

L’allarme del Gip di Palermo nel’ordinanza di custodia cautelare

«In questi giorni le misure di distanziamento sociale e il lockdown su tutto il territorio nazionale hanno portato alla totale interruzione di moltissime attività produttive. Destinate, tra qualche tempo, a scontare una modalità di ripresa del lavoro comunque stentata e faticosa. Nelle prossime settimane, i riflessi di questa situazione, che riguardano naturalmente anche Palermo, in particolare i quartieri con maggiori difficoltà socio-economiche, tra i quali Arenella e Acquasanta, sono suscettibili di creare un contesto assai favorevole per il rilancio dei piani della associazione criminale sul territorio d’origine. E non solo»: è l’allarme lanciato dal gip del Tribunale di Palermo Piergiorgio Morosini, nell’ordinanza di custodia cautelare.

Nuove strategie per il reclutamento di nuovi adepti

«Da una parte – avverte il gip nella misura – l’attuale condizione di estremo bisogno, persino di cibo quotidiano, di tante persone senza una occupazione stabile, o con un lavoro nell’economia sommersa, può favorire forme di “soccorso mafioso” prodromiche al reclutamento di nuovi adepti. Dall’altra – aggiunge – il blocco delle attività di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese ha cagionato una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive. In relazione alle quali un “interessato sostegno” potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche della organizzazione criminale. Vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni. Azioni suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione delle aziende ai danni del titolare originario».

Il rischio dell’incremento del ricorso all’usura

«La drastica riduzione della redditività degli esercizi commerciali determinata dal blocco dell’attività renderà assai difficile per i titolari delle attività sul territorio di Palermo il pagamento di canoni di affitto, degli stipendi dei dipendenti, degli oneri fiscali – è l’allarme del gip Morosini – dal momento che il ritorno alla normalità non è prevedibile che avvenga in tempi brevi. Di questa situazione sono pronti ad approfittarne i clan mafiosi, sempre attivi nel “dare la caccia” ad aziende in stato di necessità. Un pericolo segnalato in questi giorni anche dalle autorità locali che evidentemente sono in grado di percepire concretamente il disagio e la sofferenza della comunità palermitana», aggiunge Morosini nella misura cautelare. E denuncia che “con la crisi di liquidità di cui soffrono imprenditori e commercianti, i componenti dell’organizzazione mafiosa potrebbero intervenire dando fondo ai loro capitali illecitamente accumulati per praticare l’usura e per poi rilevare beni e aziende con manovre estorsive. In tal modo ulteriormente alterando la libera concorrenza tra operatori economici sul territorio e indebolendo i meccanismi di protezione dei lavoratori-dipendenti».

 

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