L’ultimatum dei sindaci a Conte: “Il tuo decreto ci manda a spellare i commercianti, non ci stiamo”
I sindaci avvertono il governo: “Prima del varo del decreto Rilancio deve ascoltarci”. Perché, spiegano, quel testo così a lungo lavorato e ancora atteso “non contiene quello che serve ai Comuni e cioè ai cittadini”. Dunque, appena siglata la tregua con le Regioni, grazie al via libera alle riaperture dal 18 maggio, Giuseppe Conte ora si vede presentare il conto delle proprie inefficienze dai primi cittadini, che gli scrivono attraverso l’Anci. Il dl ex aprile e tra un po’ ex maggio, intanto ribattezzato Rilancio, infatti, “non sembra cogliere la complessità delle problematiche che investono i Comuni”.
L’ultimatum dei sindaci a Conte
Benché i toni cerchino di essere concilianti, appare piuttosto evidente che si tratta di un ultimatum. “Non vorremmo alzare i toni dell’interlocuzione con il Governo, per evitare polemiche e strumentalizzazioni”, scrivono i sindaci a Conte, aggiungendo che “siamo certi che comprenderai che non possiamo lasciare nulla di intentato di fronte a possibili sottovalutazioni nella considerazione delle richieste dei Comuni italiani”. Insomma, il messaggio è: “Non vorremmo alzare i toni”, ma se sarà necessario lo faremo.
I Comuni non ci stanno a spellare i commercianti
I sindaci spiegano che il rischio più immediato è quello di “ritrovarci a gestire pericolosi assembramenti di rifiuti lungo le strade delle nostre città”. Aggiungendo così emergenza sanitaria ad emergenza sanitaria. Colpa di stanziamenti insufficienti a coprire l’erogazione dei servizi primari. Mancanza di soldi che, chiariscono i primi cittadini, loro non hanno alcuna intenzione di colmare gravando sulle spalle dei commercianti, già piegati dal lockdown. “Per la gestione dei rifiuti, le cifre sono tutt’altro che certe e le competenze appaiono confuse”, scrivono i sindaci, chiarendo che i 400 milioni previsti dal governo sono assolutamente insufficienti. E per “il ristoro della tassa sui rifiuti i sindaci – è l’avvertimento – non intendono chiedere ai gestori delle attività commerciali per i mesi in cui sono stati costretti a chiudere per decreto”.