Lettera aperta alla Azzolina: «Troppo tempo perso, a settembre si torna a scuola. Niente scherzi»

12 Mag 2020 13:56 - di Elena Chiorino
scuola

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un intervento dell’assessore regionale all’Istruzione della Regione Piemonte, Elena Chiorino, sull’urgenza di affrontare seriamente il tema del ritorno a scuola

Che l’emergenza coronavirus abbia prodotto, come primo provvedimento, anche in Piemonte, la chiusura delle scuole era circostanza doverosa e persino scontata. La sicurezza dei nostri figli, infatti, è e deve continuare ad essere la priorità assoluta, e su questo non ci piove. Oggi, però, a più di due mesi dalla serrata degli istituti scolastici, sarebbe ora di porci qualche domanda. E di chiederci fino a che punto la strategia adottata dal governo, e in particolare dal ministro all’Istruzione, Lucia Azzolina, sia frutto di rigorose ricerche scientifiche e non di quella tentazione di far ricorso alla via più semplice, che, quasi sempre, non è la migliore. Già, perché l’impressione che abbiamo avuto è che dopo la chiusura delle scuole nessuno a Roma, a cominciare proprio dal Ministro, si sia davvero prodigato per capire quando e come riaprirle.

È ora di affrontare seriamente il problema

Quasi come se fosse l’ultimo dei problemi; un “fastidio” risolto in fretta per decreto e che fino a settembre, se va bene, non se ne parla più. Nascondendosi, se così si può dire, sotto l’ombrello dell’emergenza per non affrontare seriamente il problema. Sia chiaro, qui nessuno è irresponsabile e men che meno scriteriato da sostenere che bisognava assumersi dei rischi non quantificabili. Però, guardando al resto d’Europa, qualche domanda, oggi, bisogna iniziare a farsela. Perché in tutti i Paesi europei, anche in quelli colpiti duramente come noi dal maledetto patogeno, c’è già una data per la riapertura delle scuole. In sicurezza e nel rispetto dei più stringenti protocolli, naturalmente. Alcuni, addirittura, hanno già riaperto. Da noi nulla. Tutti promossi con una sorta di “sei virologico”, esami in forma light e, come detto, se ne parla poi a settembre. Forse, dicevo, perché anche per quel periodo gli interrogativi non mancano.

La scuola non può restare chiusa a oltranza

Qualche benaltrista obietterà che fondamentalmente non è un gran problema; che le vere emergenze sono altre; che ci sarà tempo per recuperare e che chi scrive sta esagerando. È evidente che questa pandemia ci ha portato una valanga di nodi da risolvere, alcuni dei quali gravissimi, da quello sanitario a quello occupazionale. Ma quel qualcuno, probabilmente, forse, non assiste tutti i giorni al disagio che la chiusura prolungata a oltranza delle scuole ha provocato e sta provocando ai nostri figli. Soprattutto ai più piccoli che sono, per natura, fortissimamente legati alle abitudini quotidiane. E se queste, come avvenuto da inizio marzo ad oggi, vengono bruscamente interrotte, possono insorgere traumi che rischiano di provocare strascichi difficili da superare anche quando questa maledetta emergenza sarà alle nostre spalle.

Il governo pensa ai bambini e ai ragazzi?

Alcuni illustri psichiatri infantili dell’Università di Harvard, in un recente studio, hanno evidenziato che le chiusure prolungate possono rendere i bambini molto ansiosi e persino traumatizzati e hanno ammesso di non sapere ancora se si tratta di effetti che possono avere conseguenze nel tempo. Ma basta essere genitori per capire che l’assenza di socialità, del ruolo educativo della scuola, di quella complementarietà tra scuola, insegnanti e famiglia pesa enormemente sul morale e sul comportamento dei nostri figli. L’uomo è un “animale sociale” ed è proprio dall’infanzia che la socialità si sviluppa, matura, fa crescere. Privare i ragazzi di uno dei loro diritti fondamentali, che si esplicita anche nella frequentazione della scuola, seppur giustificato dell’emergenza, è un fatto grave sul quale lavorare per ridurne al massimo la durata e non, come sta succedendo, per prolungarla ad oltranza.

Per la scuola non c’è più tempo da perdere

Ecco perché, senza nemmeno polemica, mi appello al ministro Azzolina con questa riflessione, che vuole anche essere una lettera aperta: la legga bene, pensi ai tanti bambini che non vedono l’ora di ritrovare il loro mondo, le loro classi, i loro insegnanti, le loro scuole, anche, paradossalmente i loro compiti in classe e le loro sgridate. E si attivi per far sì che, nella più totale, granitica, assoluta e indiscutibile sicurezza le nostre scuole tornino ad essere luogo di socialità e insegnamento ed educazione e non edifici vuoti in attesa di capire cosa sarà del futuro. Si muova per favore, ministro Azzolina. Perché di tempo ne abbiamo già perso abbastanza. E oggi è ora di fare sul serio, programmando il ritorno sui banchi nell’interesse dei nostri figli, esattamente come quando abbiamo deciso che bisognava fermarsi per tutelare la nostra, ma soprattutto la loro, salute.

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