Le “reticenze” di Bonafede non sono casuali: ha il problema di rinnegare se stesso
In altre circostanze e certamente con altri governi, il cortocircuito tra il ministro della Giustizia e un importante magistrato attualmente in carica al Csm avrebbe richiesto le dimissioni dell’uno o dell’altro, se non di entrambi. Derubricare il caso, esploso in seguito a un intervento telefonico dell’ex pm Di Matteo durante la trasmissione di Giletti, a un regolamento di conti, sarebbe riduttivo e un affronto all’intelligenza degli italiani. È tutto il sistema giustizia ad uscirne con le ossa rotte, ma di questo non si parla abbastanza.
Bonafede deve risolvere il conflitto
Anche in ragione di questa drammatica realtà, abbiamo chiesto che il ministro Bonafede risolva il conflitto, presunto o reale che sia, direttamente in Parlamento, davanti a quei cittadini che i grillini spesso invocano. Le reticenze del ministro non sono casuali. Non c’è solo da spiegare un possibile condizionamento delle sue scelte in base agli umori dei boss. C’è anche il problema di rinnegare se stesso, avendo i 5Stelle fatto di Di Matteo la loro icona, il Mosè del popolo grillino che doveva seguirlo qualsiasi cosa facesse.
Di Matteo e quello che sapevamo già
Insomma, si sono accorti tardi di quello che su Di Matteo sapevamo già. Da giovane, l’ex pm aveva avallato le auto accuse di Scarantino, il finto stragista di via D’Amelio. I suoi colleghi che hanno sostenuto insieme a lui questa tesi sono stati indagati, ma lui è rimasto immacolato, salvo essere allontanato da un gruppo di lavoro della procura nazionale antimafia forse proprio per questi precedenti.
Da idolo grillino ad “avversario”
Divenuto un idolo grillino, forse avrebbe ricevuto offerte per guidare il Dap o un altro dipartimento ministeriale, almeno stando a quello che Di Matteo stesso ha raccontato nella sua versione al programma di Giletti. Fatto sta che da Bonafede non ha più avuto nulla, ma Di Matteo ha avuto un’ottima alternativa, essendo stato eletto al Csm, dove deve decidere gli assetti e gli impieghi della magistratura italiana.
Quella vicenda…
Un fatto di per sé assurdo, perché un ex pubblico ministero che aveva sostenuto un’accusa a mio avviso più che infondata nei confronti dell’Arma dei carabinieri e del generale Mori in merito alla presunta trattativa Stato-mafia, smentito anche dalla recente sentenza riguardante Mannino che attiene agli stessi eventi, oggi non può decidere cosa deve o non deve fare la magistratura.
Bonafede, personaggio inadeguato
Quanto a Bonafede, si conferma il personaggio inadeguato che è sempre stato. Che un dj di Marsala sia ministro della Giustizia è scandaloso, vergognoso. Ma se Bonafede è uno sventurato, Di Matteo è un personaggio pericoloso, che parla due anni dopo di fatti sconcertanti ricoprendo molti incarichi delicati. Con le sue parole ha dimostrato una volta di più che molti magistrati vivono serbando rancore, pronti a valutare i fatti che vengono loro sottoposti in base a tanti pregiudizi e condizionamenti dai quali, invece, dovrebbero essere scevri.