Il calcio deve ripartire, Spadafora ne parla come se fosse una cosa sua. Così Meloni al Corriere dello Sport

6 Mag 2020 14:57 - di Redazione
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Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora assicura che farà di tutto per fari ripartire il calcio ma la decisione finale spetta al governo. Giuseppe Conte promette che in settimana la questione sarà esaminata. Ma sulla ripartenza del calcio si gioca l’ennesima partita interna a una maggioranza con le idee confuse. Matteo Renzi accusa Spadafora di non capire nulla di un settore essenziale per il Paese e Giorgia Meloni si unisce a chi critica l’attendismo del ministro. Lo fa in un’intervista al Corriere dello Sport in cui sottolinea di essere romanista ma con madre “laziale sfegatata”.

Spadafora ha peccato di egotismo

«Abbiamo assistito – dice Meloni – alla personalizzazione di una discussione che avrebbe dovuto avere altri contenuti, altri toni, altre sedi. Spadafora ha inseguito una centralità e una visibilità inaccettabili, sembrava che il futuro del calcio fosse una cosa soltanto sua, ha peccato di possessività e egotismo. In casi come questo la politica dovrebbe avere l’umiltà di ascoltare chi ne sa di più, chi i problemi li vive direttamente”.

Il calcio per ripartire non ha bisogno di sostegni economici

“Spadafora – continua Meloni – farebbe bene a occuparsi dello sport di base, interessandosi delle piccole e medie imprese che finanziano le attività locali. Se non si interviene con dei sostegni efficaci si rischia un’ecatombe… I punti sono due. Il primo: noi di Fratelli d’Italia abbiamo chiesto più volte al governo i dati su mortalità e la letalità del coronavirus. Come si sa, la mortalità si riferisce all’intera popolazione e la letalità all’incidenza sui contagiati. Bene, i dati in nostro possesso dicono che la letalità è molto alta tra gli over 70, alta tra gli over 60 e non arriva all’uno per cento, 0,8, tra gli under 40. Cosa voglio dire? Che il dramma non solo sociale della morte di tanti anziani è spaventoso e devastante. Ma che per lo sport, e in particolare il calcio giocato da ventenni e trentenni seguiti con tutte le attenzioni possibili dalle loro società, il coronavirus è un ostacolo affrontabilissimo».

“Non mi risulta – dice ancora la leader di FdI – che il calcio abbia chiesto aiuti economici al governo, è perfettamente in grado di fare da solo, se messo nella condizione di agire. A tal proposito mi lasci aggiungere una cosa solo apparentemente fuori tema. Noi siamo contrari all’applicazione dei codici Ateco. Qualcuno ci dovrebbe spiegare perché un ristorante che ha un giardino esterno è considerato più pericoloso di un minimarket. Questa è una falsa riapertura, quella vera dovrebbe tener conto di paramenti di sicurezza logici e interessare chi è in grado di garantire realmente la riduzione del rischio. Tornando al calcio professionistico, oltre a essere una sorta di antidepressivo naturale, è un settore economico che genera ricchezza e distribuisce risorse anche agli altri sport e allo sport di base».

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