Fazio e Saviano non perdono mai l’occasione di stare zitti, la Rai è uno strumento nelle loro mani

26 Mag 2020 12:57 - di Maurizio Gasparri
Fazio e Saviano
Fazio e Saviano. Per l’ennesima volta una trasmissione del servizio pubblico televisivo è stata usata come palcoscenico per lanciare gravissime e deliranti affermazioni. Sempre senza alcun contraddittorio o replica. E per l’ennesima volta questa trasmissione era Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio. Nel corso dell’ultima puntata della stagione, è stato concesso allo scrittore Roberto Saviano di lanciare accuse pesantissime contro i commercialisti, alcuni dei quali, secondo Saviano, segnalerebbero alla criminalità organizzata i clienti in crisi.

Fazio e Saviano, quando si usa la Rai per infangare

Se non conoscessimo chi ha detto certe fesserie, ci sarebbe di che preoccuparsi. Ciò non toglie che non è possibile usare la Rai per infangare l’onorabilità di 120mila professionisti che quotidianamente s’impegnano per il rispetto della legalità al fianco di imprese e cittadini di questo Paese. Le dichiarazioni di Saviano hanno suscitato le vibrate proteste di migliaia di professionisti della categoria che ne stigmatizzano la genericità e l’irresponsabilità.

La denuncia dei commercialisti

Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, non ha escluso la possibilità di adire le vie legali per difendere l’onorabilità della professione. E ha anche ricordato che le aziende sequestrate alle mafie sono gestite praticamente in esclusiva dai commercialisti. Per  questa scelta di campo, decine e decine di professionisti sono esposti e spesso indifesi, costretti a lavorare in condizioni di assoluta precarietà.

La Rai ha perso un’altra occasione, non è servizio pubblico

Sono poi i commercialisti i destinatari della normativa antiriciclaggio che impone loro, tra le altre cose, di segnalare alle autorità di vigilanza le operazioni sospette compiute dai loro clienti. Insomma, Saviano ha perso l’ennesima occasione per stare zitto e la Rai per assolvere alla sua funzione di servizio pubblico. Questa volta il diritto di replica non basta. Bisogna impedire che i deliri di gente come Fazio eSaviano continuino a inquinare l’informazione.

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