Fase 2, tra governo e Regioni è scaricabarile. Il campano De Luca non firma: vuole il voto a luglio

18 Mag 2020 12:09 - di Michele Pezza
Regioni

Un vero e proprio scaricabarile istituzionale a emergenza sanitaria ancora in atto. Da una parte il governo, dall’altra le Regioni, anzi i vicereami, gonfi di soldi e competenze, ma sempre riluttanti ad assumersi le proprie responsabilità. Come l’esecutivo, del resto. Il ministro Boccia l’aveva annunciato: le Regioni vogliono decidere in autonomia? Bene, se ne assumeranno anche il rischio. E su questa falsariga si è consumato il mesto carnevale istituzionale culminato l’altra notte della conferenza Stato-Regioni, ormai il vero baricentro decisionale della politica nazionale, a dispetto di Parlamento e partiti. Il governo ha ceduto: ha gettato sul tavolo le linee guida contenute nell’ultimo – almeno si spera – Dpcm firmato da Conte e poi ha detto sostanzialmente “arrangiatevi“. A loro volta le Regioni, pressate da ogni dove per ottenere una riapertura immediata hanno accettato.

Conte cede al pressing delle regioni: «Arrangiatevi»

Con l’eccezione del campano De Luca, che ormai fa storia a sé nel già variopinto panorama dei cosiddetti governatori. La sua regione, infatti, non ha siglato l’intesa che dal 3 giugno prossimo riapre i “confini” interni consentendo la mobilità interregionale. Ognuna regione lo farà – é questo il punto – sulla base delle proprie indagini epidemiologiche. Una fesseria grossa quanto una casa, dal momento che gran parte dei vicereami neppure sa da dove si comincia a fare una cosa elettorale genere. Infatti, De Luca ha invocato un piano nazionale senza il quale – ha spiegato tra il lusco e il brusco – sarà vietato oltrepassare il Garigliano. A sostegno della sua posizione, il presidente della Campania ha portato la particolare densità abitativa dell’area metropolitana di Napoli. In effetti sono numeri “cinesi“: basti pensare che la metà della popolazione – più di tre milioni di persone – insiste sul nove per cento della superficie regionale.

‘O Sceriffo vuole incassare subito il dividendo della popolarità conquistata

In realtà, De Luca ha in mente un calcolo tutto politico. È, infatti, è tra i più accaniti assertori del voto a luglio. Ha gestito con piglio decisionista l’emergenza sanitaria e vuol far credere che se il contagio non ha sfondato in Campania è merito suo, quando invece è l’intero Sud ad averla sfangata. Una riapertura senza garanzia ed il prevedibile slittamento a settembre delle elezioni regionali rischiano di far sbollire l’attuale stato di grazia. In più, nessuno meglio di lui che lo ha gestito negli ultimi cinque anni, conosce le condizioni complessive del sistema sanitario regionale: da brivido, al netto di poche, luminose eccezioni. Ecco perché recalcitra. In altri tempi sarebbe finita a corna, bicorna e scongiuri vari. Oggi, al tempo dell’autonomia delle Regioni, si nega l’intesa. Ma siamo sempre alla macchietta.

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