Fase 2, sì in Consiglio dei ministri. La notte della resa: le Regioni dettavano il testo, Conte scriveva

16 Mag 2020 9:14 - di Franco Bianchini
Consiglio dei ministri

È durato a lungo, molto più del previsto, il Consiglio dei ministri chiamato a dare il via libera alla fase 2 (diventata 2 bis). C’era da dire sì all’intesa raggiunta con le Regioni. Ma alcuni ministri si sono messi di traverso, sollevando dubbi. Erano dubbi “tattici”. Non volevano accettare la sconfitta. Temevano di perdere la faccia. Poco prima, le Regioni avevano messo Conte con le spalle al muro. In sostanza, avevano dettato le regole e il premier, come uno scolaretto, le aveva trascritte. Il governo – per settimane – ha solo parlato. Troppe volta ha pontificato a vuoto. Fino ad accettare in toto la volontà dei governatori. Una figuraccia, che l’ammucchiata rossogialla voleva evitare.

Il Consiglio dei ministri finisce, parla Conte

Una conferenza  stampa dopo l’altra, settimane di discussioni. Per poi arrendersi ai governatori. Che hanno messo nero su bianco le regole. Il Consiglio dei ministri è terminato in nottata. L’esecutivo ha masticato amaro quando ha approvato il decreto legge quadro che traccia il contesto della nuova fase al via da lunedì 18 maggio. Immediatamente dopo Conte ha cercato di rimediare. Ha voluto mettersi in vetrina, annunciando ufficialmente il «rientro a pieno regime nella fase 2. Ha parlato di «ottima collaborazione con le Regioni» che hanno trasmesso «costantemente le informazioni sui contagi».

Si apre «ufficialmente» la fase 2

«A partire dal 18 maggio 2020, gli spostamenti delle persone all’interno del territorio della stessa regione non saranno soggetti ad alcuna limitazione». Lo spiega Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri. «Lo Stato o le Regioni potranno adottare o reiterare misure limitative della circolazione all’interno del territorio regionale relativamente a specifiche aree interessate da un particolare aggravamento della situazione epidemiologica».

La  nota alla fine del Consiglio dei ministri

Fino al 2 giugno 2020 restano vietati gli spostamenti, con mezzi di trasporto pubblici e privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente ci si trova. Le uniche eccezioni riguardano comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o motivi di salute. Resta in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.

Sanzioni da 400 a 3000 euro

Sanzioni da 400 a 3.000 euro per chi viola le regole, aggirandole. È scritto a chiare lettere nella nota emessa da Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri. Si prevede anche lo stop delle attività da 5 a 30 giorni. «Le violazioni sono punite con la sanzione amministrativa che prevede il pagamento di una somma da euro 400 a euro 3.000, aumentata fino a un terzo se la violazione avviene mediante l’utilizzo di un veicolo».

Che succede in caso di violazioni

«Nei casi in cui la violazione sia commessa nell’esercizio di un’attività di impresa, si applica altresì la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni». Ove necessario  si legge ancora nella nota diffusa dopo il Consiglio dei ministri, si interviene con fermezza. «L’autorità procedente può disporre la chiusura provvisoria dell’attività o dell’esercizio per una durata non superiore a 5 giorni. Eventualmente da scomputare dalla sanzione accessoria definitivamente irrogata, in sede di sua esecuzione. In caso di reiterata violazione della medesima disposizione la sanzione amministrativa è raddoppiata e quella accessoria è applicata nella misura massima».

Commenti

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  • Paolo Angela 16 Maggio 2020

    Nota e sanzioni: ma non erano gia’ abbastanza i danni che questo ignobile governo ha sin qui causato al Paese?…
    E Mattarella che fa?… dorme ancora?…