Fase 2, italiani promossi: da “chiudere” è il governo Conte
Fase 2, indietro tutta. Quella dei presidenti di Regione è molto di più di una minaccia, rischia di diventare una certezza se i dati sui contagi dovessero tornare a salire. Tanto è vero che in molti starebbero pensando di diramare specifiche ordinanze per regolare la movida che in queste sere d’estate è tornata ad essere la vera protagonista di molte città.
A parte le folcloristiche dichiarazioni di qualche amministratore locale, che vorrebbe l’esercito nelle piazze e i bazooka ad acqua per sciogliere ogni principio di assembramento, resta il fatto che se non si evitano certe situazioni potenzialmente pericolose, la Fase 2 finisce qui, con danni enormi non solo per il sistema sanitario, ma soprattutto per quello economico. Gli italiani hanno dimostrato ampiamente di essere un popolo coscienzioso e responsabile. Ma era inevitabile che aprire le vie del centro o i locali di ritrovo sarebbe stata un’attrazione troppo forte per impedire alla gente di uscire, dopo due mesi, da casa.
E molto probabilmente un ipotetico nuovo lockdown non sarebbe accettato supinamente come il primo. Che tutta la tenuta sociale, sanitaria ed economica a questo punto debba ricadere solo sulle scelte delle Regioni è uno scaricabarile che fa male a tutti. Anche perché l’Italia è un puzzle, e quello che accade in un territorio non può non avere conseguenze anche in un altro. L’unica cosa da fare sarebbe quella di proseguire con la politica dei test e dei tamponi. Ma anche garantire l’utilizzo delle mascherine in tutte le circostanze che prevedono la presenza di più di una persona. E soprattutto dare delle regole chiare per tutti in modo da punire i trasgressori.
Questo è il prezzo che dovremo pagare non solo alla giusta autonomia che è stata riconosciuta alle Regioni. Ma soprattutto a un virus che forse ha perso qualche colpo in canna, ma è ancora un cecchino formidabile.