Ecco il farmaco anti-abbuffata, blocca la fame compulsiva, combatte l’obesità: un orgoglio tutto italiano (video)

12 Mag 2020 15:39 - di Redazione
rame da video Youtube da "La grande abbuffata di Marco Ferreri"

«Perché mangiate se non avete fame»? Lo chiede tra le lacrime la commensale cinematografica di Ugo Tognazzi, Marcello, Mastroianni, Michel Piccoli, Philippe Noiret, Andréa Ferréol, protanisti de La grande abbuffata di Marco Ferreri. La scienza e la ricerca medica hanno risposto ormai esaurientemente all’interrogativo. Di più: oggia siamo addirittura in grado di controllare nevrosi e disturbi alimentari, fame compulsiva e, per l’appunto, smodate abbuffate acchiappa-calorie…

Arriva il farmaco che blocca l’incontrollabile desiderio di abbuffarsi di cibo

Nasce da una ricerca tutta italiana la concreta possibilità di un farmaco per bloccare l’incontrollabile desiderio di abbuffarsi di cibo, il cosiddetto binge eating, disturbo alimentare che porta spesso all’obesità. Lo studio ha identificato, infatti, una molecola, l’oleoiletanolamide, in grado di prevenire e contrastare il disturbo da alimentazione compulsiva. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Neuropsychopharmacology da due gruppi di ricerca. Coordinati rispettivamente da Silvana Gaetani del Dipartimento di Fisiologia e farmacologia della Sapienza e da Carlo Cifani della Scuola di Scienze del farmaco e dei prodotti della salute dell’università di Camerino.

Fame nervosa e stravizi in quarantena…

Molte persone – come accade in particolare in questo periodo di quarantena – ricorrono al cibo per sfuggire alle emozioni negative. O per gratificarsi attraverso i piaceri della vita. Questo perché molti alimenti, soprattutto quelli ricchi di zuccheri, costituiscono una fonte di energia immediatamente disponibile per l’organismo. E allo stesso tempo stimolano la trasmissione dopaminergica nel cervello, il neurotrasmettitore associato alla motivazione e al senso di gratificazione.

Lo studio nato dalla necessità di individuare strategie che escludano “ricadute”

Si tratta di una normale risposta fisiologica allo stress – spiega una nota dell’università Sapienza – che, tuttavia, in molti individui diventa un comportamento compulsivo. Incontrollabile e ripetitivo, che spesso sfocia in una vera e propria patologia. È il caso del Binge eating disorder, il disturbo alimentare più comune. Caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate fuori controllo, analoghe a quelle della bulimia, non seguiti da atti compensatori o di eliminazione (come l’induzione del vomito o l’auto-somministrazione di lassativi). Chi ne è affetto sviluppa nel tempo obesità grave. Oltre a un marcato disagio psicologico, caratterizzato da depressione, ansia, bassa autostima o altri problemi che possono influenzare notevolmente la qualità della vita». I trattamenti più significativi e attualmente disponibili prevedono una combinazione di psicoterapia e farmacoterapia, quest’ultima generalmente basata su farmaci antidepressivi. Tuttavia, il fatto che il tasso di ricaduta sia ancora molto elevato evidenzia la necessità di individuare strategie più efficaci.

Il ruolo chiave della molecola chiamata “oleoiletanolamide”

Il crescente interesse della comunità scientifica per l’oleoiletanolamide, più nota con il suo acronimo Oea, deriva dal suo ruolo ben caratterizzato come segnale di sazietà per il cervello e come regolatore del metabolismo, soprattutto quello dei grassi. In questo panorama di scoperte chiave sul ruolo dell’Oea, il team Sapienza ha dato negli ultimi 15 anni un significativo contributo. «Oggi sappiamo – spiegano Adele Romano della Sapienza e Maria Vittoria Micioni Di Bonaventura dell’Università di Camerino, entrambe prime co-autrici dello studio – che l’Oea è in grado di prevenire lo sviluppo di un comportamento alimentare anomalo, di tipo binge. E agisce modulando l’attività di circuiti cerebrali che rispondono alle proprietà piacevoli del cibo e/o all’esposizione a una condizione stressante».

Una molecola alleata di prevenzione o cura dei disturbi alimentari?

Silvana Gaetani spiega: «Le prove scientifiche che abbiamo fornito sono state ottenute in un modello sperimentale di binge eating, sviluppato dal team di Carlo Cifani. E sebbene debbano essere confermate in pazienti affetti da questo disturbo, fanno ben sperare che l’Oea possa essere effettivamente un nuovo potenziale alleato per la prevenzione o la cura dei disturbi del comportamento alimentare».

In basso, una scena dal film La grande abbuffata di Marco Ferreri da un video su Youtube

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