Da Kledi a Rossella Brescia: «Ballare? Con le mascherine si soffoca, parlano senza sapere nulla»
«Ho fatto delle prove. Correre, esercitami con la mascherina. Per noi danzatori è impossibile. Manca il fiato, ci sentiamo soffocare». Lo dichiara Kledi Kadiu all’Adnkronos. «La nostra è un’attività fisica. Non si può proprio ipotizzare una condizione simile», dice il coreografo, volto noto della tv.
Kledi: «Bisogna aprire, con le dovute misure di sicurezza»
«In teatro è diverso. Il mio consiglio? Aprire in sicurezza. Artisti e pubblico devono poter entrare a teatro con la certezza comprovata della propria salute». E a proposito di palestre, «sono pronto, prontissimo a riaprire a Roma le porte della mia Kledi Dance», annuncia. «Ho sale molto spaziose. Possono far lezione sino a 25 allievi con distanze di circa 2 metri. Più di quello che ci viene richiesto dal governo».
«Non possiamo aspettare che venga scoperto il vaccino»
«Ho quattro amici che lavorano nella compagnia del Teatro Nazionale di Atene. Anche loro provano senza mascherine, distanziati e divisi in piccoli gruppi. Bisogna assolutamente ricominciare», prosegue Kledi. «Non possiamo aspettare che venga scoperto il vaccino. C’è il rischio di chiusura di tantissime attività e di fallimenti annunciati».
Kledi: «Costretti a inalare anidride carbonica»
Nato a Tirana, in Albania, nel 1974, Kledi entra all’Accademia Nazionale di Danza dove si diploma nel 1992. La prima esperienza televisiva arriva nel 1996 e dall’anno seguente diventa primo ballerino in programmi noti al grande pubblico quali “Buona domenica”, “C’è posta per te” e “Amici” di Maria De Filippi. «Con le mascherine in sala», conclude, «saremo costretti a inalare solo anidride carbonica. E con gente che collasserà per l’impossibilità di respirare. E questo sarebbe, veramente, una tragedia».
Contraria anche Rossella Brescia
«Sono assolutamente contraria alle mascherine in scena, che siano attori, cantanti, ballerini. Serve piuttosto buon senso e rispetto». A dichiararlo è Rossella Brescia, ballerina e attrice. «Forse all’inizio, in piena pandemia, eravamo più sprovveduti. Sappiamo quello che serve e quello che dobbiamo fare».