Coronavirus, prima causa di una donna italiana contro la Cina: danni biologici e non patrimoniali
Parte la prima causa pilota per danni da
Coronavirus. Ad avviarla in Tribunale è stata una P. I., casalinga italiana residente nel frusinate.
Che prima ha perso la madre a causa del Coronavirus. E, poi, dopo essere risultata positiva al virus, è stata, a sua volta,
ricoverata ed intubata per gravi complicazioni polmonari. Ed è, tuttora,
costretta a sottoporsi a controlli e visite periodiche.
La donna ha chiesto il risarcimento dei danni subiti a causa del Coronavirus sia sul fronte del danno biologico, per il
periodo di ricovero ed intubazione, sia su quello del danno non
patrimoniale.
Quest’ultima richiesta fa riferimento allo stress subito a causa del contagio Coronavirus.
Contagio che ha portato la signora a vivere “in un costante stato di paura e che ancora oggi la limita negli spostamenti e nelle relazioni interpersonali”, spiega l’associazione che cura il ricorso.
Il risarcimento è stato richiesto alla Repubblica Popolare Cinese “in ragione di due diversi profili di responsabilità”. Che hanno portato alla diffusione del contagio. E, di riflesso, al contagio per Coronavirus della donna.
Nello specifico, il primo motivo “è la commercializzazione di animali selvatici all’interno del wet market di Wuhan, dove vengono tenuti animali vivi. Che, al momento della vendita, sono uccisi e macellati sul posto. E, molto spesso, tra questi animali vi sono specie selvatiche la cui commercializzazione è vietata”.
È il caso del pangolino protetto da norme a livello internazionale. E che, secondo alcuni studi, “potrebbe essere la fonte del contagio tra animale e uomo“, si legge nel documento dell’Associazione.
Il secondo motivo è “il ritardo ed omissioni nella comunicazione dell’esistenza di casi di polmonite a causa sconosciuta”.
Vi sono studi e documenti dai quali emerge che i primi casi di contagio risalgono già a novembre.
Ma la comunicazione ufficiale della Cina all’Oms è del 31 dicembre.
”In tal modo – sostiene la donna – si è permesso che il virus circolasse al di fuori dei confini cinesi e si estendesse in tutto il mondo”.
La “gravità delle condotte poste in essere dalla Cina è elemento fondamentale per l’affermazione della giurisdizione del giudice italiano sulla controversia”, sostengono i legali della donna.
A settembre si terrà la prima udienza, nel corso della quale i giudici dovranno accertare se le condotte della Repubblica Popolare Cinese abbiano comportato la diffusione del Coronavirus che ha contagiato anche la donna.
a fatto bene, bisogna appoggiare l’iniziativa così la finiscono questi cinesi di manipolare tutto persino i virus