“Chi ha ucciso messere Raffaello?”: il nuovo giallo di Carlo Cozzi sul “divin pittore”

14 Mag 2020 16:44 - di Angelica Orlandi
raffaello

Nell’ambito delle celebrazioni del cinquecentesimo anniversario della morte di Raffaello si segnala la pubblicazione di un romanzo storico su vita e morte dell’Urbinate. Il libro scritto dal nostro Carlo Cozzi si annuncia come un importante contributo allo studio ed all’approfondimento della personalità e della statura umana del divino pittore. Secondo i canoni classici della storia romanzata, il racconto fa rivivere l‘esistenza e l’ascesa artistica dell’Urbinate in dialettica connessione con i più illustri personaggi dell’epoca, papi, mecenati e intellettuali.

La narrazione del libro, icasticamente intitolato Chi ha ucciso messere Raffaello?, Pagine Editore, si tinge presto dei toni tipici del “giallo”; evocando ombre cupe di mistero su una vicenda densa di colpi di scena e sconvolgenti epifanie. L’impianto romanzesco resta però sempre ancorato ad una rigorosa fedeltà al dato storiografico. Un rigore che si afferma anche in un’attenta ricerca filologica nella ricostruzione del linguaggio parlato in epoca rinascimentale e nella puntuale descrizione dell’architettura dei luoghi della narrazione e degli usi e costumi in auge in quel tempo. Il testo assume così uno spessore di solida valenza culturale.

Sospetti e misteri

Papa Leone X, Giovanni de ’Medici, ordina ad un dotto frate fiorentino di indagare sulle cause della morte di Raffaello. Ricciardo, il giovane monaco allievo ed assistente dell’inquisitore, redige in vecchiaia una cronaca di quella investigazione condotta in Roma dal suo carismatico maestro,  che “amava stupire i suoi interlocutori, convinti dal suo dire che godesse di un potere e di un acume miracolosi”. Il racconto si sviluppa così in un avvincente crescendo di sospetti e misteri, fino alla sconvolgente risoluzione finale. Che  che ruota intorno alla tormentata sostanza ispiratrice, filosofica e teologica, dell’ultimo capolavoro realizzato da Raffaello, la Trasfigurazione.

La scrittura

Il giornalista e scrittore Carlo Cozzi, narratore già apprezzato dai lettori per il suo “giallo felliniano”  Il collezionista di sogni , torna con un libro raffinato e colto.  Il linguaggio usato nelle prime pagine è simile a quello cinquecentesco usato al tempo dei fatti, nei quali si muovono illustri personaggi dell’epoca e varie figure della famiglia dei Medici. In primo luogo spicca quella del papa Leone X (Giovanni de’Medici) il quale ordina ad un dotto frate fiorentino, Landolfo Acciaiuoli, di indagare sulle cause della morte dell’Urbinate.

Qui la storia s’interrompe e riprende nel 1966, quando “gli angeli del fango” intervengono nell’alluvione di Firenze per mettere in salvo i libri della Biblioteca Nazionale. Carlo, un volontario dell’associazione che presta soccorso, riporta alla luce una cassetta contenente un manoscritto risalente al 1567. Si tratta della cronaca del soggiorno  a Roma di Ricciardo, un monaco benedettino, allievo diciassettenne dello stesso frate chiamato a far luce sul decesso di Raffaello.   Inizia così il racconto dell’adolescente, ormai vecchio, circa la passata investigazione di frate Landolfo Acciaiuoli.

Il mistero da risolvere, a cui viene chiamato il sapiente e carismatico maestro, si avvale di interrogatori e deduzioni filosofiche da parte dello stesso, rappresentando un iter iniziatico e formativo per il giovane Ricciardo.   Un’interessantissima opera, basata soprattutto sulla figura di Raffaello, approfondita sia nell’aspetto biografico che in quello artistico, di cui viene trattata la dimensione peculiare della tecnica pittorica e dello stile figurativo.   Carlo Cozzi non tralascia di descrivere, con grande maestria, l’architettura dei luoghi della narrazione, gli usi e i costumi di quel tempo. Una lettura arricchente da un punto di vista culturale e coinvolgente nello svolgimento dell’indagine, narrata attraverso una scrittura vivace e ben costruita.

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