Candido oggi è soltanto un mago televisivo . E la GdF lo arresta accusandolo di truffa aggravata
Candido oggi è solo un mago. Anche se una volta avrebbe rimandato alla genialità di Giovannino Guareschi o all’ironia di Voltaire: fuoriclasse della scrittura e della filosofia. Altri tempi, appunto. Tempi di letture cartacee, battaglie politiche e contrapposizioni ideali. Ciò che oramai non esiste più. Tant’è che infatti scopri che questo Candido fa il mago. Un furbacchione, telegenico e connesso, cui i più ricorrono per sicura ignoranza e fors’anche per disperazione. Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio: tutto fa e ha sempre fatto brodo per acchiappare legioni di allocchi. Non solo nella Bassa, ma ovunque. Che poi il miracolo, a quanto pare abbiano scoperto quelli della Guardia di Finanza, avveniva davvero. Un travaso, in realtà. Con le tasche di questo imbonitore televisivo sempre più gonfie di palanche scucite dai vecchietti della lodigiana e dintorni. Creduloni attratti non solo dalla promessa di allontanare iettature e malefici, ma financo dalla possibilità di contatti con quell’aldilà che pure, con un pò di pazienza, sarebbe stato prossimo ad arrivare comunque. Un circo mediatico mandato all’aria dall’indagine della Fiamme Gialle che spulcia, controlla e, infine, sequestra a tal Martini Renzo, in arte Mago Candido, la bella cifra di 3,6 milioni di euro. Mandandolo ai domiciliari con due suoi familiari per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e al reimpiego di denaro di provenienza illecita. Fine della pacchia. E fine della storia.
Cari colleghi, Candido è, tutt’ora un giornale, la cui testata è giusto quella del settimanale ideato da Giovannino Guareschi, Giovanni Mosca e Giaci Mondaini! E’ un mensile, pubblicato a Roma dall’Editrice Pagine, capitanata dal dottor Luciano Lucarini. Il mensile esce dal giugno del 2014 e si accinge a festeggiare quast’anno il 75° anniversario del primo numero, uscito per Natale del 1945. Questo per correttezza. Il condirettore del “Nuovo Candido”. Egidio Bandini
Hai ragione