Boccia: non ci sono elementi per commissariare la Lombardia. E dice no al passaporto sanitario
“Il commissariamento della sanità lombarda non è mai stato all’ordine del giorno e non ci sono elementi per valutare un provvedimento di questa natura”. E’ quanto specifica il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, intervenendo a palazzo San Macuto, durante l’audizione davanti alla Commissione parlamentare sul federalismo fiscale e l’autonomia differenziata regionale, dedicata anche alla gestione dell’emergenza per la pandemia da coronavirus.
Rafforzare il sistema sanitario pubblico
“Questa esperienza – aggiunge però l’esponente del Governo – deve indurci a rafforzare ancora di più la prevenzione territoriale pubblica. Il problema della fragilità è legato al numero delle persone disponibili; nessuno mette in discussione il mix pubblico-privato, ma il nodo vero è la quota di pubblico: dove era bassa, il sistema non ha retto. Non sempre il sistema privato, anche quando è una eccellenza europea, può trasformarsi in tempi rapidi”. Dunque, afferma Boccia, “l’insegnamento ci porta a dire che va rafforzato come non mai il sistema di prevenzione territoriale pubblico, il che significa rafforzare i medici di base. In molte Regioni va rafforzato e anche di tanto: e questo sforzo, senza precedenti, può farlo soltanto lo Stato”.
Non esiste il passaporto sanitario
Boccia interviene anche sulla questione molto dibattuta nelle ultime ore del passaporto sanitario. Le Regioni – afferma – non possono limitare la libera circolazione delle persone, dei mezzi e delle cose sul territorio nazionale, che è garantita dalla Costituzione. E non possono richiedere ai turisti l’esibizione di un passaporto sanitario che attesti la salute del singolo cittadino, per la semplice motivazione che in Italia il passaporto sanitario non esiste, altrimenti lo avremmo già tutti in tasca assieme alla carta di identità.
La libera circolazione delle persone non si può ostacolare
Sempre nel corso della stessa audizione Boccia ha precisato: “Invito tutti a rileggere l’articolo 120 della Costituzione italiana, che chiarisce molto bene la disciplina: la Regione non può istituire e adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose, né limitare l’esercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale . Se la comunità scientifica dice che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono: altrimenti, li avremmo tutti noi, qui, assieme alla tradizionale carta di identità”.
Le Regioni se ripartono, ripartono tutte insieme
Nei prossimi giorni, ricorda il ministro, “l’ultimo ‘clic’ che riporterà il Paese a muoversi dovrà essere quello del buonsenso. Se tutte le Regioni ripartono, ripartono senza distinzione sul profilo dei cittadini residenti in una Regione o in un’altra, se le autorità sanitarie e il Governo decideranno che il Paese è pronto per la ripartenza”. Boccia ribadisce che “la distinzione fra cittadini che provengono da una città o da un’altra non è prevista dalla nostra Costituzione: se siamo tutti sani, ci muoviamo nel Paese come abbiamo sempre fatto. Diversa è la valutazione che porti a prevedere una fase di quarantena: ma non siamo in quella situazione e in ogni caso occorre un accordo fra le parti, fra tutte le Regioni”.