Alla Regione Lazio c’è il raptus e non il virus. Cronache di follie

5 Mag 2020 10:40 - di Francesco Storace
Zingaretti

Un verminaio (con follie) chiamato regione Lazio. Pare incredibile quello che si racconta nei corridoi del palazzone di via Cristoforo Colombo e che stamane compare sulle pagine della Verità, a partire dalla prima. E sinceramente dispiace a chi là dentro ci lasciò fatica, sudore, impegno.

Alcuni amici mi chiedono un’opinione su quanto succede e fatico a capire quanta dabbenaggine possa esserci. Per carità, il malaffare c’è sempre stato e a qualunque latitudine, geografica e politica. Ma quanti sprovveduti, per carità. Messico e nuvole, Lazio e follie…

Follie alla regione Lazio

Follie Lazio

Oggi acquistatelo il giornale di Belpietro, ne vale la pena. E vi accorgerete che lo scandalo delle mascherine commissionate (e volatilizzate assieme a una vagonata di milioni di euro) ad una ditta che produce lampadine è stato proposto da un ex campione di karate. La politica è un’arte, ci hanno aggiunto quelle marziali.

Senza alcun controllo, niente verifiche, menu alla carta. Vucumpra’. Ma si può agire con tanta leggerezza? Nessuno risponde o al massimo si sussurra “ce dovevamo sbriga’”. 

Poi, quell’altro, il fustigatore dei costumi altrui, Michele Baldi, assurto al grado di colonnello di Zingaretti dopo aver cominciato la sua politica contro la sinistra. I colloqui con Palamara, il magistrato che poteva tutto. Per evitare grane giudiziarie. O cose del genere.

Ma si riuniscono per il regolamento…

Ma Zingaretti si rende conto di che roba esce da racconti orrendi come questi? Se è tutto vero quello che leggiamo c’è materia per dubitare della materia cerebrale di costoro. Quasi a voler precostituire per eventuali avvocati difensori – ove mai davvero ci fossero magistrati disponibili ad andare avanti con le inchieste e non fermarsi alla conquista del titolo iniziale sui giornali – una linea originale: incapaci di intendere e di volere. Perizia per la non colpevolezza.

Pero’ giovedì prossimo si riunirà il consiglio regionale. Mica per rispondere di queste cose incredibili. Macché, devono modificare il regolamento d’aula per non svolgere più sedute d’aula, ma come si dice ora parlarsi “in call”.

“Signora mia, c’è la paura del coronavirus”. No, non è il virus, è il raptus.

Commenti

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  • PAOLO 5 Maggio 2020

    ORA VIENIMI A CERCARE COME AVETE FATTO CON MIO NONNO O BRUTTO