Nel Lazio boom di positivi nelle residenze per anziani. La Procura ha già inviato i Nas
Come in Lombardia. Ci si accorge che anche nel Lazio gli anziani muoiono nelle Rsa. Si muovono i Nas e i carabinieri. E la Procura è pronta a fare la sua parte. C’è il caso di Rocca di Papa, dove nella Rsa San Raffaele si contano 138 casi e 5 vittime e dove la Procura sta già indagando. Ma altre strutture stanno man mano finendo nel mirino degli inquirenti. Villa Fulvia (50 casi positivi) e la casa di riposo Giovanni XXIII a Roma (18 positivi e un’anziana deceduta). E poi c’è la Rsa di Madonna del Riposo di Civitavecchia, dove i parenti di alcuni ospiti della struttura morti per coronavirus hanno presentato un esposto.
“A Roma e nel Lazio – scrive Romatoday – il numero di contagiati da coronavirus resta contenuto ma, quotidianamente, si registrano picchi soprattutto a causa delle case dei riposo che la Pisana, ormai da un mese, non fatica a chiamare “cluster”. Sono ormai tanti i poli divenuti piccoli e grandi focolai, sempre più di difficile gestione”.
Poi c’è il caso di Grattaferrata, dove il sindaco lamenta le carenze della Asl 6 e dove all’INI, Istituto neurotraumatologico italiano, i positivi sono 48 tra pazienti e operatori. L’emergenza era cominciata con Nerola, dove la Regione aveva esplicitamente criticato la gestione dei contagi nella casa di riposo Maria Immacolata, che aveva causato la trasformazione in zona rossa, ora terminata.
Nel bollettino odierno l’assessore regionale Alessio D’Amato fa riferimento ad ulteriori strutture: “Abbiamo istituito, in accordo con il Prefetto, il cordone sanitario intorno alla Rsa Bellosguardo (Civitavecchia) e la Rsa Villa Nina (Asl Roma 6)”. Il problema delle Rsa e della case di cura per anziani non c’è dunque solo in Lombardia. Nei giorni scorsi il tema è stato attenzionato in Toscana e in Emilia Romagna. Ma nel Lazio non governa la Lega, governa il presidente del Pd (o meglio finge di governare perché è in tutt’altre faccende impegnato) e dunque gli anziani della regione non meritano i titoli delle grandi testate, né gli editoriali di Travaglio, né i tweet corrosivi di Selvaggia Lucarelli.