La Chiesa si divide anche sulle messe. Ma siamo seri, celebrare le funzioni religiose in sicurezza si può
30 Apr 2020 11:10 - di Maurizio Gasparri
La banalizzazione della questione relativa alla celebrazione delle messe, ridotta a uno scontro tra opposte tifoserie, dice molto sullo stato di salute della Chiesa. D’altra parte, anche la presa di posizione della Cei e di alcuni vescovi contro il governo Conte, che ha rinviato ad libitum la ripresa delle funzioni religiose, è stata forte ma pur sempre tardiva, avendo strizzato in diverse occasioni l’occhio a questo governo. Senza parlare del fatto che Papa Bergoglio è poi intervenuto in senso contrario, invitando alla prudenza e alla obbedienza alle disposizioni.
I cattolici chiedono alla Chiesa gesti dimostrativi
Insomma, messa sì messa no è un fatto che divide la Chiesa, prima ancora che l’opinione pubblica. Di certo non divide i cattolici, che anzi chiedono gesti dimostrativi pacifici e sereni, che ricordino al governo che i cristiani ci sono e vogliono essere rispettati. Celebrare le funzioni religiose in totale sicurezza si può. Basterebbe prevedere un numero ridotto di fedeli per funzione, aumentare il numero delle messe domenicali, eventualmente anche allargare i confini della parrocchia con altoparlanti all’esterno.
Le piccole galassie delle parrocchie
Ogni parrocchia ha attorno la propria piccola grande galassia di volontariato che potrebbe fornire il giusto supporto per garantire il distanziamento e che tutti i fedeli indossino mascherine e guanti per tutta la durata delle messe. E che non si dica che le Chiese vanno poi sanificate ad ogni celebrazione. Si sta facendo questo per le librerie? Se si sfoglia un libro, poi dopo viene sanificato? È evidente che serve un po’ di buonsenso, perché finora siamo stati tutti vittime di un abuso inaccettabile.
L’Italia è un Paese vessato, non soffocato
La Chiesa è un luogo di conforto spirituale. Qualsiasi parrocchia accoglie ogni giorno decine di persone in difficoltà: togliere questo contatto a volte è come togliere una spalla su cui piangere, un sostegno morale al quale appigliarsi in tempi normali, figuriamoci in questa emergenza, quando tutto vacilla. Ma al governo abbiamo dei giacobini più interessati ai propri congiunti che alla libertà del singolo e men che meno alla libertà di culto, e di questo bisognerà che tutti ne tengano conto a tempo debito. Ora è il momento di reagire contro questa protervia. L’Italia è un Paese vessato, ma non soffocato. Non ancora.