Imam di Francia: “Gli italiani sono un esempio. Andare in moschea ora è criminale”

20 Apr 2020 16:18 - di Giovanni Pasero

Gli italiani sono stati da esempio per i francesi. Pregando, cantando e suonando sui balconi hanno fatto la magia. Hanno commosso molto me e tutti i francesi”. Così il presidente della Conferenza degli Imam di Francia, Hassen Chalghoumi, ha voluto esprimere la sua ”vicinanza all’Italia. Un Paese al quale sono molto legato”. ”Molti Imam italiani sono miei amici e con loro diciamo ai politici: guardate. La pandemia è come un fuoco e noi imam siamo come vigili del fuoco, cerchiamo di disperderla. Ma se ci si soffia sopra, aumenta”, dichiara in una intervista ad Aki – Adnkronos International. Un pensiero viene quindi rivolto alle vittime. ”Tutti i morti a causa del coronavirus sono martiri. Che Dio abbia misericordia di loro e dia alle famiglie il coraggio per andare avanti”, ha dichiarato l’Imam, così ”in Italia come in Gran Bretagna, in Germania”.

In Francia sarà un ramadan triste

E’ ”un atto criminale e non di fede andare in moschea durante questo Ramadan”. Non usa mezzi termini il presidente della Conferenza degli Imam di Francia. Chalghoumi parla di un ”Ramadan triste, ma di rinascita” nel pieno della crisi causata dal coronavirus. ”Coordinandoci con il ministero degli Interni e con le prefetture, abbiamo deciso di chiudere tutte le moschee in Francia”, spiega, sottolineando il fatto che ”la polizia e le forze dell’ordine interverranno anche con la forza per evitare la frequentazione delle moschee”. Perché ”ora dobbiamo pensare a proteggere noi e gli altri, proteggere le nostre famiglie restando a casa. Dobbiamo prenderci delle responsabilità”. ”Il Ramadan è il mese più sacro per noi – prosegue – Ma quest’anno le preghiere dovranno tenersi a casa. Sia le preghiere individuali, sia quelle della sera. Le faremo tra i familiari”. L’Imam rassicura sul fatto che i fedeli ”devono sapere che avranno la stessa ricompensa restando a casa, proteggendosi. Sfortunatamente siamo in un periodo eccezionale, difficile. Dove la gioia dell’iftar, il pasto che rompe il digiuno, non potrà essere collettivo. Ma è così dappertutto, dall’Egitto all’Arabia Saudita”. Un aiuto potrebbe arrivare dalle piattaforme come ”Zoom, certo. Io ogni giorno mi connetto con tantissime persone per parlare, chiedere come va…”.

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