Di Maio: «Mattarella sempre all’altezza». Tutte le capriole di “Giggino” nei confronti del Quirinale

22 Apr 2020 18:12 - di Marzio Dalla Casta
Di Maio

Forza Luigi, ancora un piccolo sforzo ed è fatta. Manca solo il ripudio del taglio dei vitalizi per tracannare fino all’ultima goccia l’amaro calice dell‘abiura. Il resto è già bell’e digerito da un pezzo: Tav, Tap, No-Vax, Muos e acronimi vari, attraversati come altrettante stazioni di uno straziante calvario scandito da cadute, retromarce, furbate e tatticismi. E pur tuttavia sempre a terga incollatissime sulla poltrona. Sì, resta davvero solo il dribbling del taglio dell’odioso privilegio per diventare lo statista che tutto il mondo ci invidia. Nel frattempo, è riuscito persino a sorseggiare il malanimo accumulato con il presidente Mattarella dopo che questi si era opposto alla nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia. Ricordate? In segno di ritorsione, in un’infuocata diretta telefonica con Fabio Fazio, Di Maio arrivò a pronunciare la parolina proibita: impeachment.

Dall’impeachment al presidente «angelo custode»

E tanto ne era convinto Giggino da litigare persino con il riluttante Matteo Salvini, al tempo suo alleato. L’impeachment, si sa, non è come il famoso sigaro di Churchill che «non si nega a nessuno». Il solo minacciarlo scava una ferita difficilmente riparabile. Non per Di Maio, però, che un minuto dopo l’intemerata aveva già affidato al suo faccino abbronzato (di bronzo?) la “missione recupero“. Salì infatti al Colle per il giuramento, posò per la foto di rito e quindi giurò a se stesso che non avrebbe sprecato una sola occasione pur di cancellare quella minaccia più inutile che brutta. E almeno in questo è stato di parola. Tronca oggi, lima domani, tra elogi sperticati e complimenti un po’ più sobri, Di Maio si è avvicinato all’obiettivo.

Da Di Maio un’abiura dopo un’altra

La svolta arriva il 21 dicembre del 2018. Saluta Mattarella come «l’angelo custode di questo governo». Il ghiaccio è rotto. Da lì fino all’abiura di un paio di giorni fa all’Aria che tira, su La 7 («l’impeachment fu un grande errore») è discesa libera. Il resto è notizia di questi minuti: «Mattarella ha rappresentato l’unità nazionale nel migliore dei modi ed è stato decisivo nelle relazioni internazionali. Il suo mandato ha visto vari momenti critici ed il presidente è sempre stato all’altezza». Commovente, no? Del resto, da uno passato in un amen dalla photopportunity (si fa per dire) con Christophe Chalencon, capo dell’ala dura del Gilet Gialli, al voto per Ursula von der Leyen c’è da aspettarsi questo e altro. Dalle tante volte che ha chiesto scusa, si deduce che non ne abbia imbroccato una. A conferma che ha ragione chi dice che sbagliando… s’impera.

 

 

 

Commenti

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  • Nicolo' 23 Aprile 2020

    E per forza: il vecchiaccio tanto insultato gli sta salvando la cadrega !
    Giggino sa bene che poi ritornera’ a vendere bibite al san Paolo, per cui si affretta a leccare il Presidente.
    Il quale non ha simpatia per il quaglione: diciamo che ne ha bisogno come asino che supporti le decisioni del PD, partito che sta governando il Paese. Come al solito dopo aver perso le elezioni !