Da Pechino a Hong Kong: così i reduci della prima ondata di Covid 19 gestiscono il ritorno alla normalità

2 Apr 2020 16:46 - di Redazione

Come potremo tornare alla vita normale passata la prima ondata di contagi da Covid 19? Se lo chiedono tutti e la risposta arriva da quelle zone dove il virus si è già diffuso e dove si è giunti a zero casi positivi. Osservando la strategia attuata da Pechino, Hong Kong, Tokyo, Singapore, Wuhan ci si rende conto che la fase del “dopo” è caratterizzata dalla convivenza con il fattore di rischio.

Finita la fase della chiusura generale per disposizione governativa quali le precauzioni da prendere, quali le norme di distanziamento sociale da adottare e quali misure di contenimento mettere in pratica?

Le misure di precauzione

Ad Hong Kong, scrive il Corriere della sera, si teme un’ondata di ritorno, contagi importati e coronavirus di nuovo in corsa, così viene adottata la chiusura per due settimane della vita notturna, dai pub ai ristoranti, dai karaoke alle sale di mahjong (il gioco da tavolo più amato dai cinesi). Anche lo storico ippodromo di Happy Valley, continua il Corriere, che con gli enormi incassi per le scommesse è il principale contribuente fiscale, opera a porte chiuse: corse senza pubblico e puntate solo online. L’ippodromo era rimasto aperto anche nel 1941 quando Hong Kong era stata invasa dall’armata giapponese, si è arreso al Covid-19 invisibile.

I locali pubblici per restare aperti devono far usare le maschere al personale e controllare la temperatura dei clienti. Nei ristoranti di Hong Kong, per i prossimi 14 giorni, sono ammessi tavoli con un numero massimo di 4 avventori: è stato rilevato infatti che la distanza ravvicinata a tavola riaccende focolai. Vietato inoltre l’ingresso dai Paesi a rischio.

In Cina tutti con la mascherina

E la Cina? Qui la gente continua a usare la maschera, i cinema restano chiusi, parchi divertimento e musei di grandi città come Shanghai sono stati riaperti e poi richiusi. “A Pechino è stato sospeso l’arrivo dall’estero di ogni cittadino straniero fino a nuovo ordine. Anche per i lavoratori cinesi che hanno necessità di tornare in ufficio nella capitale sono stati imposti scaglionamenti rigidi: non più di 10 mila arrivi al giorno per venti giorni e quarantena di 14 giorni prima di andare al lavoro”.

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